giovedì 3 novembre 2011

Lo scandalo dei compensi Rai

La notizia del giorno, riportata su Leggo da Michele Galvani, è che Fiorello riceverà circa 300.000 euro a puntata - però lordi, eh?! - per il suo nuovo show Lo spettacolo più grande dopo il weekend, in onda per quattro settimane dal 14 novembre su Rai1. In tutto, se la matematica non è un'opinione, sono più o meno 1.200.000 euro, un decimo del costo totale del programma, stimato in 12 milioni di euro. Ora, la riflessione viene spontanea: è giusto che la tv pubblica, quella che paghiamo un po' tutti noi attraverso l'odiato canone, sborsi tanti soldi per appena quattro prime serate? Fiorello è Fiorello e questo non si discute, sicuramente gli introiti pubblicitari saranno spaventosamente alti, ma io non lo trovo comunque etico. Stesso dicasi, ovviamente, per i compensi stratosferici di altri conduttori Rai, come Fazio (1.850.000 euro l'anno per tre anni, totale 5.550.000 euro) e Clerici (1.800.000 euro per condurre La prova del cuoco e Ti lascio una canzone). Insomma, se Mediaset vuole pagare la Cortellesi 65.000 euro a puntata - 780.000 totali - per Zelig, niente da dire: la tv commerciale può fare quello che vuole. Ma se è la tv pubblica a tirare fuori queste cifre, allora è diverso, molto diverso. Soprattutto quando si viene a scoprire che molti conduttori non certo di serie B, come Fabrizio Frizzi e Lorella Cuccarini, hanno accettato di abbassarsi il cachet, come ho scritto qualche tempo fa su Libero, per non gravare troppo sulle spalle di un'azienda in crisi. E quindi la Rai eviti di venirci a dire che la cifra offerta a Fiorello è «di gran lunga inferiore a quella che normalmente il mercato gli garantirebbe»: è troppo comunque. E sono sicura che saranno d'accordo con me tutti coloro - e sono davvero tanti - che in quella stessa azienda ci lavorano da precari o con stipendi da fame.

6 commenti:

  1. Sono d'accordissimo con te. E se proprio vogliamo allargare il discorso al di fuori della televisione questo vale anche per i politici.
    Si parla tanto di debito pubblico, dei soldi che mancano, ma se cominciassero a ridurre i loro stipendi, a spendere meno soldi... dei nostri soldi, allora le cose migliorebbero drasticamente.

    Questo articolo è la prova lampante che a questo mondo c'è molta ipocrisia, sicuramente Fiorello (o chiunque altro nome volete metterci, perchè, come ha detto Donatella, questo discorso si applica a moltissima altra gente) è una brava persona, ma dovrebbe essere lui il primo a chiedere meno soldi...

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  2. Sì che è una bravissima persona, Fiorello, ma è difficile trovare qualcuno disposto a rinunciare ai soldi. Anche se quello che lui si mette in tasca in quattro settimane molti di noi non lo guadagneranno in tutta una vita! Certo, se poi pensiamo che i concorrenti del "Grande Fratello", una volta usciti dalla casa, si fanno pagare almeno 2000 euro per ogni serata che fanno in discoteca (e il loro impegno, in quel caso, consiste solo nel farsi vedere in un determinato locale!), allora è giusto che Fiorello prenda tanto: almeno lui ha talento, tanto, e quei soldi se li guadagna facendo spettacolo. Il punto è che quelli della Rai sono soldi pubblici, proprio come quelli dei politici, come hai giustamente osservato tu, ed è questo che non va.
    Perché, se volessimo prendere in considerazione tutte le categorie pagate in maniera esagerata, allora non potremmo dimenticarci dei calciatori: milioni e milioni di euro a stagione solo per correre dietro ad un pallone...

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  3. E' un discorso purtroppo vecchio. Ma non me la sento di colpevolizzare i vari Fiorello o altri...
    Siamo sicuri che al posto loro, noi avremmo detto "no, guardi, mi dia meno soldi, questi sono troppi".
    Io credo che là dove c'è qualcuno che offre, c'è sempre qualcuno che prende. Perchè la Rai non rinuncia a dare certi cache e di conseguenza a certi personaggi? Non sarebbe più competitivo rispetto ai canali mediaset, del resto conta l'audience, unico indice che regola la "qualità" (e le virgolette non sono casuali) della programmazione. E quindi, ecco che per avere uno share degno di nota, occorre puntare su personaggi di spicco, sicuri, dal risultato quasi scontato.
    Per certi versi preferisco un Fiorello a tante fiction, costate molto ma dal dubbio valore artistico.

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  4. Concordo con te sulla necessità di essere competitivi, secondo me però non è solo il personaggio a contare, ma anche il format: lo scarso successo di un programma come "Il senso della vita", ad esempio, dimostra che Paolo Bonolis, pur essendo un cavallo di razza, non trasforma in oro tutto ciò che tocca per il solo fatto di essere di essere Paolo Bonolis. Sono sicura che Fiorello farà il boom di ascolti, intendiamoci, e io sarò in prima fila a guardare il suo show, ma magari anche personaggi meno costosi possono ottenere grandi risultati, se viene loro affidato un buon format.
    Quanto alle fiction, è vero che non sempre hanno valore artistico, ma hanno il vantaggio di essere replicabili all'infinito, cosa che non è possibile con uno show (anche se alcune reti lo fanno), e soprattutto di essere esportabili all'estero: pensa che all'ultima edizione del Mipcom di Cannes, il mese scorso, la Rai ha venduto l'intera serie de "Il commissario Montalbano" e altre fiction per un totale di oltre un milione di euro!

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  5. A me il senso della vita di Bonolis, piaceva molto. Un programma un po' diverso, ma forse non adatto a una prima serata. Lo share è quello che conta e lo sappiamo, e sappiamo anche che per ricercare ottimi risultati si punta spesso a format già collaudati in altri paesi.
    Ecco, una cosa che mi mette tristezza è appunto questa. Non si scommette più su autori italiani, su idee rischiose ma nuove. Ogni programma realizzato deriva sempre da format stranieri. Le fiction invece le esportiamo, ma anche su quelle abbiamo visto quanto poco sappiamo scommetterci. Una puntata e se gli ascolti non sono decenti, si cancella alla faccia del lavoro, dei soldi e del rispetto verso chi aveva iniziato a vederla.

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  6. Sì, si scommette davvero poco. Dell'abitudine di adattare format stranieri abbiamo già parlato anche nel post sui game show di Italia 1, purtroppo questa è una prassi alla quale si sottraggono in pochi. Il senso della vita in questo ha osato, ma era sbagliata la collocazione, perché quello è un programma da seconda serata.
    Il problema, gira che ti rigira, è sempre quello: il potere dell'Auditel. E' assurdo che le trasmissioni vengano cancellate perché non raggiungono gli ascolti sperati, soprattutto - come hai fatto giustamente notare tu - quando si tratta di fiction: se un varietà si accorcia pazienza, ma se una serie viene interrotta dopo una o due puntate no, non è tollerabile! Posso accettare al limite che venga retrocessa su una rete minore, come "Sacco e Vanzetti" passata su Rete4 o "Le due facce dell'amore" finita su La5, ma vogliamo parlare di "Cuore contro cuore", sospesa alla sesta puntata per essere riproposta in estate, o "Due mamme di troppo", messa in frigorifero all'indomani dell'esordio per tirarla fuori - con un nuovo titolo - mesi dopo? E potrei andare avanti ancora non so quanto, con gli esempi...

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