venerdì 16 novembre 2012

Cara, carissima La7

Si fa sempre un gran parlare dei costi delle trasmissioni e dei conduttori di Mamma Rai (giustamente, visto che si tratta di denaro dei contribuenti), ma spesso ci si dimentica di guardare i conti degli altri canali tv, che spendono altrettanto e a volte anche di più della tv di Stato, con risultati d'ascolto non sempre soddisfacenti. È il caso di La7, che a quanto pare sborsa per i suoi titoli di punta – è Dagospia a rivelare tutti gli importi – un'autentica valanga di soldi. L'avreste mai detto, ad esempio, che ogni puntata di Servizio pubblico costa la bellezza di 400.000 euro, nonostante i servizi esterni siano notevolmente diminuiti rispetto ai tempi in cui Santoro era al timone di Annozero? E che Crozza nel paese delle meraviglie richiede ogni settimana un esborso superiore a 340.000 euro, mentre Corrado Formigli, con il suo Piazza pulita, disponeva di un budget di 260.00 euro a puntata? E, soprattutto, credereste mai che lo chef Gianfranco Vissani e la signora Mentana, ovvero Michela Rocco di Torrepadula, ogni volta che vanno alla scoperta dei sapori tradizionali della penisola con il loro programma itinerante Ti ci porto io, fanno uscire dalle casse della rete ben 96.000 euro? Sono cifre decisamente più alte di quelle messe a disposizione di molte trasmissioni in onda sui canali Rai, però è giusto fare delle distinzioni, perché non tutto ciò che comporta un notevole impiego di denaro finisce per portare i conti in rosso, perché tutto, come sempre, dipende dall'Auditel. Nonostante il suo sia il programma in senso assoluto più costoso, Santoro ha infatti il merito di aver fatto toccare alla rete ascolti raggiunti solo con la coppia Fazio-Saviano – la sua media è di 2.711.000 spettatori con l'11,8% di share, ma giovedì scorso ha conquistato addirittura il 12,6% della platea televisiva – e, di conseguenza, cospicui introiti pubblicitari (tant'è che adesso il gran capo di La7, Giovanni Stella, sarà probabilmente costretto ad aumentargli il compenso, visto che il suo contratto è legato ai consensi ottenuti). Responso Auditel che giustifica ampiamente la spesa anche per Crozza, seguito in media dall'8,3% del pubblico tv, e per Formigli, che ha saputo fidelizzare il 5,8% dei telespettatori, anche se ci sono programmi che fanno altrettanto bene con un budget di gran lunga inferiore, come Otto e mezzo, che oscilla quotidianamente tra il 5 e il 6% di share costando appena 13.455 euro a puntata, e soprattutto il Tg La7, che ha a disposizione solo 21.250 euro al giorno malgrado possa vantare un ascolto medio, nell'edizione delle 20.00, che supera l'8% di share.
Il discorso cambia però completamente se si considerano alcuni programmi che costano tanto ma sono a tutti gli effetti dei flop. Quello di Vissani, ad esempio, non supera il 2% di share, risultato che davvero non giustifica l'esborso di quasi 100.000 euro a botta, così come sembra francamente spropositato il costo di programmi quotidiani come Cristina Parodi Live (58.408 euro a puntata, per ottenere appena il 2,1% di share), G' Day (39.636 euro e il 2,3% di share), I menù di Benedetta (28.159 euro e il 2,8% di share) e L'aria che tira (16.203 euro e il 2,6% di share). Perfino L'infedele, pur essendo al top dei flop con un comunque dignitoso 3,4% di share media, ha un costo eccessivo se paragonato alla risposta del pubblico: se pensiamo che la coppia Luca Telese-Nicola Porro con In onda fa registrare neanche mezzo punto percentuale in meno – ovvero il 3% di share – con un budget di 29.487 euro a puntata, non si spiega perché Gad Lerner non faccia fruttare di più, in termini di Auditel, i 114.634 euro che la rete gli concede.
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martedì 9 ottobre 2012

Canta, Adriano, canta

A me, personalmente, Adriano Celentano non è mai piaciuto. Trovo belle alcune canzoni del suo repertorio, ma non amo la sua voce. Mi diverte qualcuno dei film che ha interpretato, ma non lo apprezzo come attore (il suo Rugantino con accento lombardo è a dir poco da dimenticare!). E, soprattutto, non sopporto il suo atteggiamento, i silenzi, le frasi lasciate volutamente a metà e i sermoni da Messia del nuovo millennio.
Nonostante ciò, ieri sono stata costretta, per esigenze lavorative, a seguire su Canale 5 il suo attesissimo megaconcerto RockEconomy, in diretta dall'Arena di Verona. Mi aspettavo uno show politico e in effetti questo lasciavano intendere le scene apocalittiche dell'anteprima e il brano di Rifkin e Latouch su buona giustizia, diritto alla salute e al lavoro, decrescita contro il consumismo che genera la crisi recitato in apertura da una giornalista e un attore. Ma poi il Molleggiato è entrato in scena e, inaspettatamente, ha iniziato a cantare. Così, senza commenti. Sette brani di ieri (soprattutto) e di oggi, vecchi successi come Svalutation, Si è spento il sole, Pregherò, intervallati solo da un paio di dediche, a Gianni Bella (autore, con Mogol, di Io non so parlar d'amore) e a Bonolis. Che il Predicatore abbia capito che il pubblico vuole solo sentirlo cantare - mi sono domandata - dopo i fischi rimediati con l'interminabile tirata contro la stampa cattolica (e non solo) durante l'ultimo Sanremo? Mera illusione. Appena qualche minuto più tardi, dopo un'ora di spettacolo, sono infatti arrivate le prime avvisaglie di quello che aveva in serbo di lì a poco, con uno sconclusionato preambolo sulla crisi lasciato a metà e una pausa di cinque minuti buoni per bere e scambiare due parole con un membro dello staff. Si stava avvicinando il momento in cui avrebbe fatto finalmente - per lui, non per noi - il suo bel predicozzo. E così, dopo un altro paio di canzoni, si è seduto attorno ad un tavolino con Jean-Paul Fitoussi e i giornalisti Gianantonio Stella e Sergio Rizzo per parlare di economia mondiale, spread, disoccupazione, disuguaglianza e debito pubblico, cercando di convincere l'economista francese 
- che non è caduto nel tranello - a denigrare l'Italia al posto suo. Finché, dopo una buona mezz'ora di chiacchiere inutili e farneticanti, il pubblico dell'Arena ha perso la pazienza, iniziando a rumoreggiare e fischiare. «Adriano, vogliono che canti», ha fatto notare Morandi, che nel frattempo si era unito al dibattito (evidentemente non pago dell'esperienza sanremese). E solo a quel punto il Molleggiato ha congedato suo malgrado gli ospiti e ha ripreso a intonare i suoi successi. Stavolta senza prendersela con chi non ha apprezzato il suo Verbo, però, come ha fatto sul palco dell'Ariston. Che abbia capito, finalmente, che la gente vuole sentire solo le sue canzoni e non i suoi sermoni? Ho i miei dubbi. E sono pronta a scommettere che stasera ci riproverà. In fondo, che sia stato per sentirlo cantare o per semplice curiosità, ieri sera oltre nove milioni di persone si sono sintonizzate su Canale 5. Perché stasera non dovrebbe ripetersi?

martedì 11 settembre 2012

"Ho il tuo numero", Sophie Kinsella non tradisce

Chi mi conosce bene sa che leggo un po' di tutto, da Maupassant a Camilleri, da Verga a Tolkien. Quando parto, però, mi porto sempre dietro un libro di Sophie Kinsella. Per carità, sono la prima a sapere che non si tratta di capolavori della letteratura mondiale, di quelli che non si può fare a meno di conoscere, ma sono romanzi leggeri, scorrevoli, ironici e con quel pizzico di romanticismo che li rende ideali quando si ha voglia di una lettura d'evasione. Ogni mio viaggio è quindi collegato ad un titolo della scrittrice inglese. Ho il tuo numero, pubblicato da Mondadori lo scorso autunno, mi ha accompagnata nella mia vacanza-studio primaverile a Dublino: pensavo che ci sarebbe voluta l'intera settimana per finirlo, essendo lungo ben 344 pagine, invece in quattro giorni sono arrivata alla parola fine, tanto è stato piacevole leggerlo.
La protagonista, Poppy (a dirla tutta un po' troppo simile alla Becky della saga I love shopping), è un'insicura e ingenua fisioterapista in procinto di sposarsi con Magnus, un irresistibile docente universitario con l'unico apparente difetto di avere come genitori due professoroni capaci di farla sempre sentire inferiore. All'addio al nubilato, nella confusione generata da un allarme incendio, Poppy si rende conto di non avere più al dito l'inestimabile anello di fidanzamento appartenuto alla nonna di Magnus. E visto che le disgrazie non arrivano mai da sole, ecco che un ladro in bicicletta le ruba il telefonino proprio mentre cerca di convincere la polizia che la sua è una questione di vita o di morte. L'unica possibilità per restare in contatto con il mondo, e con tutti coloro che possono aiutarla a ritrovare il prezioso gioiello, sembra essere un cellulare nuovo di zecca trovato per caso in un cestino dei rifiuti. E poco importa se Sam Roxton, un uomo d'affari tanto scostante quanto affascinante, le fa notare che quel telefono apparteneva alla sua assistente e ne reclama la restituzione perché potrebbero arrivare messaggi indirizzati a lui: Poppy non ha intenzione di mollarlo, quindi gli propone – senza peraltro offrire alternative – di inoltrargli con cura tutte le email e le telefonate che arriveranno su quell'apparecchio, finché non avrà risolto i propri guai. Comincia così un'esilarante serie di equivoci e grane da risolvere, mentre verranno alla luce risvolti inattesi e, come sempre, si scoprirà che non è tutto come potrebbe sembrare. E pazienza se il finale è un tantino inverosimile: è una pecca che si perdona volentieri alla Kinsella, perché, in fondo in fondo, tutti averemmo voluto un happy end così. Leggetelo e mi saprete dire.

domenica 2 settembre 2012

"Codice celeste" di Antonio Colombo

Ricevo e volentieri pubblico la sinossi dell'ultimo libro di Antonio Colombo, scaricabile da Amazon a prezzo di 1 euro (che mi riprometto di leggere, e magari recensire, appena avrò finito i tre libri che ho sul comodino).

"Un anonimo personaggio riceve un messaggio indirizzato a un'altra persona e viene coinvolto in un'avventura a ritroso nel tempo, scoprendo che il genere umano è controllato da un codice che ne definisce il comportamento; un codice che col tempo è stato corrotto permettendo agli uomini di fare tutte le nefandezze accadute nella storia.
Il protagonista scoprirà il segreto della grande piramide di Cheope e la funzione del sarcofago della camera del Re; capirà che c'è un meccanismo arcano che permette l'accesso alle camere dell'Amenti e chi sono gli adepti della Confraternita della Preghiera che si stanno preparando per un grande evento che accadrà nel futuro, l'ultimo prima della nuova era di luce e prosperità.
Un romanzo frenetico e appassionante che regala speranza, per dimenticare questi tempi bui."

lunedì 13 agosto 2012

Emozioni olimpiche

Con la cerimonia di chiusura di ieri sera, una festa in musica con spettacolari scenografie e grandi star, è calato definitivamente il sipario sui Giochi olimpici di Londra. Questo vuol dire che per altri quattro anni quasi tutti gli sport che in queste ultime due settimane ci hanno fatto appassionare piomberanno di nuovo nel dimenticatoio, per essere rispolverati solo in occasione di Rio 2016 - o, al massimo, in qualche tg se i nostri atleti riusciranno ad aggiudicarsi qualche medaglia nei campionati delle diverse discipline - e la televisione, almeno quella generalista, tornerà a propinarci solo calcio, calcio, calcio. Per questo le Olimpiadi a me piacciono tanto: perché ci fanno vedere le gesta sportive, di solito ignorate, di uomini e donne che non sanno nemmeno cosa siano gli ingaggi da milioni di euro, lo star system, il gossip pecoreccio, le combine e le scommesse, ma conoscono solo ore e ore di allenamento, fatica, sudore, sacrificio e dedizione assoluta.
Ogni quattro anni, dunque, mi faccio una vera e propria abbuffata di sport, seguendo quasi tutte le gare che vengono trasmesse in tv. Anche quest'anno è stato così e oggi, a Giochi finiti, si può finalmente fare un bilancio di questa edizione che ha visto l'Italia chiudere all'ottavo posto nel medagliere, con 8 splendidi ori, 9 argenti e 11 bronzi.
Di queste Olimpiadi resteranno sicuramente tante emozioni: quelle che ci ha regalato la scherma, a cominciare dal meraviglioso podio tutto tricolore delle strepitose ragazze del fioretto, ma anche l'incredibile record di Jessica Rossi nel tiro a volo, con dedica ai terremotati dell'Emilia, l'impresa di Josefa Idem, che ha chiuso la sua carriera agonistica - a quasi 48 anni d'età - a soli 3 decimi dal podio nella finale del K1, e ancora il bronzo di Martina Grimaldi, prima medaglia italiana nel nuoto di fondo, il terzo e quarto posto nel salto triplo ottenuti a sorpresa da Fabrizio Donato e Daniele Greco, le lacrime di Daniele Molmenti dopo il trionfo nel K1 slalom, proprio nel giorno del suo compleanno, lo storico bronzo nella mountain bike vinto da Marco Aurelio Fontana e tutte le altre medaglie, non importa di quale colore, conquistate dagli Azzurri nel tiro con l'arco, nel tiro a segno e nel tiro a volo, nella pallanuoto, nella pallavolo, nel judo, nel taekwondo, nel canottaggio, nella boxe, nella ginnastica artistica, nella ritmica.
Ci rimarranno anche, purtroppo, la squalifica per doping e la disperazione di Alex Schwazer, l'amarezza per il bronzo mancato per un soffio da Tania Cagnotto nei tuffi, le delusioni del nuoto, con una inesistente Federica Pellegrini e i veleni senza umiltà di Filippo Magnini, e lo scandalo delle medaglie scippate a Roberto Cammarelle, che nella boxe si è visto negare l'oro dai giudici dopo aver dominato il match contro l'inglese Joshua, e a Vanessa Ferrari, che nel corpo libero è finita quarta perché la giuria le ha inspiegabilmente preferito la russa Mustafina, che pure aveva fatto un esercizio più sporco del suo.
Ma le Olimpiadi sono così, lo sappiamo: entusiamo, momenti di gioia e lacrime di commozione, ma anche la delusione quando un risultato tanto atteso non arriva. Quest'anno, tutto sommato, ci è andata bene: la piccola, disastrata Italia, è arrivata ottava su 79 delegazioni, ha fatto meglio di Australia, Canada, Spagna, Brasile e di tanti altri Paesi ben più grandi e quotati. Peccato solo che ora dovremo aspettare altri quattro anni, per rivivere queste emozioni e rivedere anche gli altri sport, quelli che ingiustamente vengono definiti minori.

mercoledì 23 maggio 2012

Per non dimenticare

Venti anni. Tanto è passato da quando Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta hanno perso la vita sull'autostrada A29 che collega Palermo a Mazara del Vallo, dilaniati dal tritolo piazzato dalla mafia all'altezza dello svincolo per Capaci.
Qualche anno fa, mentre percorrevo quel tratto di strada per andare a visitare il capoluogo siciliano, alla vista dell'obelisco che ricorda la strage ho avuto i brividi. Erano brividi di orrore e li sento riaffiorare ogni volta che ripenso a Falcone, Borsellino, al generale Dalla Chiesa e a tutti gli altri, meno noti ma altrettanto coraggiosi, che hanno sfidato e combattuto Cosa Nostra fino al sacrificio estremo. Come ho scritto stamattina su Twitter, tutti loro loro continuano a vivere nella nostra memoria, ora più che mai. Una riprova la stiamo avendo in questi giorni, oggi soprattutto, con Twitter e Facebook sommersi di messaggi in ricordo dei due magistrati del pool antimafia uccisi nelle stragi del 1992, manifestazioni a loro dedicate (compresa la Partita del Cuore di stasera, in programma allo stadio di Palermo, che vedrà in campo la Nazionale Cantanti e la Nazionale Magistrati) e programmi tv a tema, come i documentari di La7 e Rai3 che hanno avuto per protagonista la vedova dell'agente Vito Schifani (morto anche lui quel maledetto 23 maggio 1992), il film Paolo Borsellino-I 57 giorni con Luca Zingaretti (che ieri, su Rai1, ha incollato al teleschermo oltre otto milioni di spettatori, pari al 30% di share) e il toccante cartone animato Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi, che Rai2 oggi ha inspiegabilmente trasmesso in orario scolastico, invece di cercare il maggior bacino d'utenza possibile.
Tutti loro continuano a vivere nella nostra memoria, dicevo. Ma noi non stanchiamoci mai di ricordarli - non solo negli anniversari - a chi c'era e specialmente a chi non c'era ancora, perché il loro sacrificio non sia stato inutile e non venga dimenticato. Mai.

martedì 22 maggio 2012

Quelle voci che non ci sono più

La musica ha perso altre due grandi voci. Il 17 maggio si è spenta infatti Donna Summer, mentre due giorni fa se n'è andato Robin Gibb, il filiforme crooner dei Bee Gees. Uccisi entrambi dal cancro, non da un mix letale di barbiturici o da alcool o droghe come molti loro illustri colleghi. Due icone della disco dance, due artisti entrati nella storia con brani indimenticabili, con i quali si sono aggiudicati un gran numero di Grammy Awards. D'altro canto, chi non ha ballato sulle note di I Feel Love o Hot Stuff, tra le hit di maggior successo della "Queen of Dance"? E chi, almeno una volta nella vita, non ha cercato di imitare le mosse di John Travolta-Tony Manero mentre in sala risuonavano Stayn' Alive o Night Fever? Sarà retorica, ma Donna Summer e i Bee Gees vivranno per sempre: saranno le loro canzoni a vivere per loro, esattamente come immortali sono Michael Jackson, Whitney Houston, Amy Winehouse e Lucio Dalla, per ricordare soltanto gli ultimi grandi cantanti scomparsi.
E mi piace immaginarli tutti insieme lassù, tra le nuvole (come sulla copertina dell'album A Love Trilogy della Summer), a mescolare le loro inconfondibili voci con quelle degli angeli.

sabato 14 aprile 2012

Cento anni dopo l'affondamento del Titanic

La storia del Titanic mi ha sempre affascinato. Sinceramente non ricordo quando ho sentito parlare la prima volta di questa immane tragedia del mare, ma so per certo che con il passare del tempo è cresciuto via via il mio desiderio di saperne di più, di capire perché un transatlantico considerato inaffondabile sia colato a picco in poco più di due ore, perché la nave più vicina non abbia raccolto il segnale di soccorso e perché così pochi passeggeri siano riusciti a raggiungere il Carpatia, mentre tutti gli altri hanno perso la vita nelle acque gelide dell'oceano. Documentari e film, primo fra tutti il kolossal di James Cameron (che ho visto due volte al cinema e vorrei ora andare a vedere anche in 3D), hanno ripercorso gli eventi drammatici di quella maledetta notte di cento anni, eppure ci sono ancora tante domande senza risposta, destinate purtroppo a rimanere tali. Ma tra tante domande, ce n'è una che mi risuona in testa più delle altre: come è possibile che quella tragedia si sia ripetuta, con modalità tanto simili, un secolo più tardi? Come è possibile che al giorno d'oggi, con tutte le strumentazioni che hanno a disposizione i comandanti, una nave da crociera sia finita contro uno scoglio davanti all'isola del Giglio? E come hanno fatto a morire tante persone, in un incidente avvenuto di fronte al porto? Ecco, questa tragedia è ancora più inconcepibile di quella del Titanic. E oggi, nel centenario dell'affondamento del gigante della White Star Line, il mio pensiero va soprattutto ai passeggeri della Costa Concordia, a quelli che ci sono ancora e a quelli che invece, per uno scherzo atroce del destino, non ci sono più.

lunedì 2 aprile 2012

Sabrina vincitrice del Grande fratello (che chiude fino al 2013)

Dopo circa cinque mesi e mezzo, ieri sera si è concluso, con la vittoria di Sabrina Mbarek, il Grande fratello 12. Un'edizione davvero poco fortunata, la meno fortunata dell'intera storia del reality, sotto tutti i punti di vista. Innanzitutto per gli ascolti: partiti in linea con la media dell'anno precedente, ovvero al 25% di share con oltre 5.200.000 spettatori, sono crollati già alla seconda puntata (appena 3.572.000 individui, pari al 17,3% della platea televisiva), per toccare ad inizio dicembre il minimo storico - il 13,2% di share - in concomitanza con l'ultima puntata dello show di Fiorello e stabilizzarsi poi successivamente sul 17,3% di share, con poco più di 3.800.000 fedelissimi (lo scorso anno erano quasi cinque milioni e mezzo, il 23,5% di share). Poi per la sfuriata in diretta tv del superfavorito Rudolf Mernone, nella puntata del 23 gennaio, che ha svelato i meccanismi del gioco accusando gli autori di manipolare pesantemente i concorrenti, prima di uscire dalla gara e non farsi più vedere nemmeno in studio. Infine per la vittoria annunciata di Sabrina, che voci circolate sul web nell'ultima settimana davano già come vincente, nonostante un numero di fan non altissimo (cinque volte inferiore rispetto al gruppo di sostenitori di Ilenia, che pure è riuscita a battere), perché favorita dallo staff del Gf in quanto amica di un'autrice oppure, versione ancora più fantasiosa, perché la madre sarebbe amante di uno sceicco disposto a comprarle i voti necessari al trionfo finale, con tanto di accuse di persone che avrebbero provato a voatre contro di lei senza riuscire ad accedere al servizio.
Un'edizione difficile, insomma, che ha portato Canale 5 ad una decisione dolorosa (per la rete) ma necessaria: posticipare la prossima al 2013, nel tentativo di far dimenticare al pubblico quella che si è appena conclusa e cercare di trovare nuovi elementi per rinnovare l'interesse in un format che di interesse, evidentemente, ne ha perso parecchio.

venerdì 16 marzo 2012

Isola dei famosi: Aida batte Carmen. Vincerà lei?

A forza di parlarne a Italia sul Due, dove negli ultimi due mesi ho avuto il piacere di andare come opinionista un paio di volte a settimana, mi rendo conto di non aver più trattato il tema Isola dei famosi in questo blog. Ma oggi è il caso di tornare sull'argomento. Nella puntata di ieri sera è infatti successa una cosa che secondo me è parecchio significativa: Carmen Russo è stata eliminata definitivamente dal gioco, sconfitta al televoto da Aida Yéspica (Carmen vs Aida: una sfida molto... lirica). Ora, chi mi ha seguita in tv sa che ho sempre tifato per Carmen: la consideravo - e la considero ancora - la più "tosta", la più equilibrata, l'unica in grado di resistere anche da sola in condizioni disagiate. Ero convinta che su Cayo Solitario sarebbe arrivata tranquillamente in finale e poi alla vittoria, come Sergio Múñiz e Manuela Villa prima di lei. E invece i telespettatori le hanno preferito la Yéspica. Perché? Perché Aida, zitta zitta, ha conquistato un'ampia fetta di pubblico. L'ho già detto altrove e qui lo ripeto: la venezuelana versione 2012, molto diversa da quella che si azzuffò con la Elia e flirtò con Facchinetti nel 2004, mi ricorda Giorgia Palmas, che lo scorso anno fece un'Isola fin troppo tranquilla, senza scossoni, senza liti, senza dar modo ai compagni di parlare male di sé, e alla fine andò a vincere. Ecco, mentre tutti scommettono sulla vittoria di Guendalina, secondo me l'esito inaspettato del televoto di ieri sta a significare che questa edizione del reality potrebbe vincerla lei, Aida. In un sondaggio pubblicato da Yahoo, qualche settimana fa, la romana e la venezuelana erano d'altronde risultate rispettivamente la più amata tra gli Eletti e la più amata tra gli Eroi. Chi avrà la meglio, tra le due? E sarà davvero una di loro, ad aggiudicarsi il montepremi finale (che, giova ricordarlo, andrà per metà in beneficenza), o finirà per vincere Manuel Casella, l'eterno leader? O magari la bistrattata Antonella Elia o l'incolore Jivago? Ancora qualche puntata e lo scopriremo.

martedì 13 marzo 2012

Panariello comincia ad esistere (ma il pubblico cambia canale)

L'Auditel è qualcosa che sfugge all'umana comprensione: capita infatti non di rado che bei programmi vengano seguiti solo da un pubblico limitato e trasmissioni brutte riescano a fare invece il pieno d'ascolti. La scorsa settimana, ad esempio, mi sono sorpresa non poco vedendo che sulla rete ammiraglia Mediaset Panariello non esiste, massacrato in diretta su tutti i social network, era stato seguito da oltre sei milioni e mezzo di spettatori, pari al 27,3% della platea televisiva, stravincendo sulla fiction di Cinzia Th Torrini La certosa di Parma (5.600.000 spettatori e il 20,27% di share su Raiuno). "Se nella seconda puntata la qualità sarà ancora questa, gli ascolti non potranno che crollare" mi sono detta, convinta che quel risultato incoraggiante fosse dovuto più alla curiosità che ad altro. E puntualmente il calo c'è stato: ieri sera lo show di Canale 5 ha fatto registrare 5.389.000 spettatori, oltre un milione in meno rispetto al debutto, e il 21,8% di share (-5,5 punti percentuali), abbandonato da un'ampia fetta di pubblico che gli ha preferito la serie di Raiuno Provaci ancora prof (6.165.000 spettatori, 21,6% di share).
La cosa paradossale è che la puntata di ieri è stata decisamente migliore della prima: non sono mancate vecchie caricature e battute già sentite, sia chiaro, ma stavolta i monologhi sono apparsi meno banali, anche grazie all'abbandono della satira politica, qualche spunto divertente c'è stato e alcuni segmenti del programma sono riusciti a strappare qualche sorriso, come ad esempio le due gag con Enrico Brignano (nonostante il confronto con il comico romano abbia messo ancora più in evidenza, a mio parere, i limiti del toscano) e la parodia di Renato Zero (non so voi, ma io a volte fatico a riconoscere l'originale dalla copia). E allora perché gli ascolti sono calati? Misteri dell'Auditel...

martedì 6 marzo 2012

Panariello non esiste (fuorché per l'Auditel)

Panariello non esiste. Mai titolo fu più azzeccato di quello che il comico toscano ha voluto dare al suo "nuovo" show - le virgolette sono d'obbligo - che l'ha visto tornare mattatore a otto anni di distanza dal suo ultimo programma tv da protagonista, Ma il cielo è sempre più blu, e a sei dal suo Festival di Sanremo, stavolta non sulla Rai ma su Canale 5: due ore e mezza di sketch vecchi come il cucco (pensiamo al maestro di ballo brasiliano che finisce ogni parola con "agi", da "saudagi"), parodie discutibili (soprattutto Italia's Got Killer, con Salvo Sottile nei panni del giudice che boccia gli aspiranti criminali non abbastanza motivati) e battute di dubbio gusto («non c’è niente da fare, quella roba lì continua a tirare più di un carro di buoi», «per una moldava si picchian le navi contro gli scogli»). Senza contare la satira politica - Panariello che fa satira politica??! questa sì che è una novità! - con battute su Berlusconi (ancora?!?), su Sarkozy e la Merkel, sulle lacrime della Fornero... roba che era d'attualità quando ci ha scherzato su Fiorello, a novembre, ma che ora risulta almeno superata.
Personalmente, salvo solo l'esibizione di Tiziano Ferro e lo sketch dell'Homo Vogue, per il resto ho trovato lo show lento, noioso, vecchio. Mi ha fatto sorridere - mai ridere - solo in un paio di momenti. Eppure il pubblico sembra aver gradito: la prima puntata è stata seguita da 6.581.000 persone, pari al 27,29% della platea televisiva, che non saranno i 13 milioni e passa di spettatori di Fiorello - inarrivabile - ma è bastato a battere la fiction di Raiuno La Certosa di Parma, che pure da parte sua si è portata a casa 5.660.000 spettatori e il 20,27% di share.
Se Panariello oggi può tirare un sospiro di sollievo, insomma, lo deve alla gente che ieri sera è rimasta sintonizzata su Canale 5 nonostante il livello piuttosto scarso del programma. Ma il pubblico televisivo è volubile, si sa: per mantenere certi ascolti, è bene che lunedì prossimo faccia di meglio. Se vuole dimostrare di esistere davvero, per lo meno.

giovedì 1 marzo 2012

Lucio Dalla se n'è andato. Addio piccolo grande poeta

Lucio Dalla se n'è andato. Si fa quasi fatica a crederlo, anche se da questa mattina, quando la notizia si è diffusa, in tv, alla radio e sul web non si parla d'altro. Lucio Dalla, dicevo, se n'è andato. E l'ha fatto nell'unico modo che ci si sarebbe aspettati da un tipo come lui, che ha vissuto sempre all'insegna del gioco, dell'ironia, dello stupore: all'improvviso, come un illusionista che sventola un fazzoletto e puff, sparisce nel nulla. Solo che quello che se l'è portato via non è un trucco, ma un infarto che l'ha stroncato dopo colazione, mentre si trovava a Svizzera per una serie di concerti, a nemmeno due settimane dalla sua ultima apparizione all'Ariston, in coppia con Pierdavide Carone.
Un piccolo grande poeta non c'è più, è stato scritto, e sono d'accordo con questa definizione. Pur non conoscendo tutte le sue canzoni, ce ne sono alcune che continueranno ad accompagnarmi come hanno sempre fatto: L'anno che verrà, 4/4/1943, Piazza grande, L'ultima luna, Futura e soprattutto Caruso, ecco, questi brani non moriranno mai. E continueranno in qualche modo a far vivere anche lui, il piccolo grande poeta che nella sua lunga carriera ha saputo regalarci tante emozioni.

domenica 19 febbraio 2012

Cosa resterà di questo Sanremo

Con la vittoria - prevedibilissima - di Emma, ennesima scoperta di Maria De Filippi ad aver trionfato sul palco dell'Ariston, è calato ieri sera il sipario sulla 62ma edizione del Festival di Sanremo, una kermesse cominciata tra le polemiche - quelle di Tamara Ecclestone per il suo licenziamento, quelle di Enzo Iacchetti per l'esclusione del figlio dalla categoria Giovani e quelle di Vasco Rossi per la bocciatura del brano da lui scritto per Patty Pravo - e proseguita tra le critiche. Avrà infatti anche ottenuto ottimi ascolti, risultato peraltro scontato vista la totale assenza di controprogrammazione, ma la seconda volta di Gianni Morandi a capo del carrozzone sanremese è stata da dimenticare, come ho detto e ripetuto nei giorni scorsi a L'Italia sul Due. Ma oggi, dopo la proclamazione della vincitrice, si può fare finalmente un bilancio. Vediamo, cosa resterà di questo Sanremo?
Purtroppo resteranno soprattutto il delirio di onnipotenza di Adriano Celentano, i suoi violenti attacchi alle testate cattoliche, l'offesa ad Aldo Grasso, il sermone a sfondo politico (con la complicità di Morandi e Pupo) e la contestazione del pubblico - alla buon'ora! - che ha accompagnato le sue ultime esternazioni. Resteranno il commissariamento del festival e le dimissioni di Gianmarco Mazzi, furbescamente rassegnate quando era lapalissiano che la Rai non gli avrebbe mai rinnovato la direzione artistica. Resteranno le gaffes del conduttore, i suoi vuoti di memoria, il suo inglese maccheronico e le interviste banali all'ospite di turno, con gli occhi perennemente rivolti al gobbo elettronico. Resterà la farfallina di Belen, ma anche le gengive della bella e inutile Ivanka (ribattezzata non a caso "gengivanka"). Resteranno i problemi tecnici, la foca di Papaleo, le stoccate al canone Rai di Luca & Paolo, la satira sui gay dei Soliti idioti e il mancato omaggio a Whitney Houston. Resteranno le stecche di Shaggy, il playback della coppia D'Alessio-Bertè, le lacrime di Irene Fornaciari, le critiche - sacrosante - di Renga. Resterà il grigiore delle canzoni in gara, la maggior parte delle quali troppo cupe per il periodo che stiamo vivendo (sarà per questo che "Il pallone" di Samuele Bersani, l'unica spiritosa, ha vinto il Premio della Critica?). Ma resteranno anche, grazie a Dio (e non grazie a Celentano), momenti memorabili come le esibizioni di Patti Smith e di Brian May, il balletto di Simona Atzori, accompagnata dal violinista David Garrett, e il monologo di Geppi Cucciari, la salvatrice della serata finale, che ha fatto ridere il pubblico ironizzando sul festival e poi, di colpo, ha riportato l'attenzione sulla vita reale ricordando Rossella Urru, la volontaria italiana rapita in Algeria quasi quattro mesi fa, un momento di grande commozione che, almeno per un attimo, ci ha fatto dimenticare tutto il brutto visto in questi cinque giorni.

mercoledì 15 febbraio 2012

E questo sarebbe il Festival della canzone italiana?!?

Non so voi, ma io ieri sera, guardando Sanremo, ho avuto l'impressione di vedere Tribuna politica. Al posto della musica, che dovrebbe essere la protagonista indiscussa di una manifestazione che si chiama Festival della canzone italiana, si è parlato di Monti e di Berlusconi (ancora?!?), della Consulta e del Referendum, di Sarkozy e della Merkel. Ma andiamo con ordine. Il primo artista in gara, Dolcenera, ha cantato dopo quasi quaranta minuti dall'inizio della kermesse e appena un'ora più tardi di nuovo stop alla musica per dare la parola ai deliri di Adriano Celentano, il "Noleggiato" (azzeccatissima la battuta di Luca & Paolo), che è salito sul suo consueto piedistallo per attaccare la politica e il clero, per dare del «deficiente» ad Aldo Grasso (ma come si permette?!), per sentenziare che Avvenire e Famiglia Cristiana devono essere chiusi immediatamente... Cinquanta interminabili minuti di sermone, per giunta senza pubblicità, che mi hanno fatto immediatamente pensare - e non sono stata l'unica - di smettere di pagare il canone Rai. Perché, scusate, sapere che i miei soldi contribuiscono al cachet stellare di sua Adrianità (come è stato efficacemente definito da un collega), costato la bellezza di 700.000 euro - e poco importa che quella cifra sarà devoluta in beneficenza: sempre esagerata è - per mettersi a predicare alla maniera sua, con la complicità di un Pupo pessimo attore e di un Morandi fuori luogo, ebbene, non mi va proprio giù. E non ci vengano a raccontare che Celentano è un grande artista capace di richiamare milioni di spettatori con la sua sola presenza, perché la curva Auditel ha segnato il picco di ascolti proprio durante il suo intervento: a parte che gli ascolti alti non servono a niente, se non ci sono interruzioni pubblicitarie a portare soldi alle casse della Rai, ma a nessuno viene in mente che la gente è rimasta incollata al teleschermo solo per vedere dove sarebbe andato a parare e fino a che punto si sarebbe spinto? Con questo ragionamento, la prossima volta portiamo sul palco dell'Ariston un'esecuzione capitale: certo il pubblico resterà a guardare se veramente si oserà uccidere un condannato a morte in diretta tv...
Okay, ora basta parlare di Celentano e del suo teatrino, altrimenti rischio di essere accusata anche io di fare sermoni interminabili (beh, ma almeno io non vengo pagata con 700.000 euro di soldi pubblici...). Meglio parlare delle canzoni, allora. Da domani, però, perché ieri, schiacciata da tutto il resto, la musica non è proprio riuscita a prendersi l'attenzione che meriterebbe.

martedì 14 febbraio 2012

Il Gf come l'Isola: tornano le vecchie glorie (ma non serve a niente)

Non bastavano gli "Eroi" dell'Isola dei famosi, ora anche il Grande fratello ripesca i reduci delle passate edizioni. Un imbolsito Patrick Ray Pugliese (secondo classificato al Gf4), la maggiorata Cristina Del Basso (terza al Gf9) e Ferdinando Giordano, secondo lo scorso anno dietro ad Andrea Cocco, nella puntata di ieri sera sono infatti tornati sul luogo del delitto, rientrando nella casa di Cinecittà. Non come ospiti, si badi bene, ma come concorrenti a tutti gli effetti: visto che la maggior parte delle persone imputano i bassi ascolti ottenuti fin qui alla sostanziale debolezza del cast, gli autori devono aver pensato che l'ingresso di quelli che sono stati negli anni scorsi i beniamini del pubblico avrebbe potuto risollevare le sorti di un'edizione mai riuscita a decollare (teoria errata, visto che la diciassettesima puntata del reality di Canale 5 ha perso ancora audience, facendo registrare 3.481.000 spettatori, pari al 14,58% di share, e distanziando l'Isola, che lo scorso anno aveva letteralmente umiliato nell'unico scontro diretto avuto, di appena 300.000 spettatori e un punto e mezzo percentuale). E non sarebbe nemmeno finita qui. Stando a quanto rivelano i siti web che parlano di televisione, nelle prossime puntate potrebbero rientrare in gioco anche altri eliminati del passato - i papabili sarebbero il "cumenda" Roberto Mercandalli, Veronica Ciardi, Sarah Nile, Filippo Bisceglia e Vanessa Ravizza - mentre proseguono le eliminazioni dei nuovi inquilini (ieri è uscito Fabrizio Conti).
Intanto, all'Isola dei famosi, continuano i ritiri: ieri hanno abbandonato Den Harrow, in realtà rispedito a casa dai medici perché colpito da brachicardia, e Cristiano Malgioglio, ancora ferito dall'offesa di Apicella (avrà anche ragione, ma alla sua età ancora non sa reagire con indifferenza allo scherno della gente?). In appena tre settimane Savino ha insomma perso, per loro scelta, tre "Eroi" (i primi due erano stati Rossano Rubicondi e Flavia Vento) e una "Eletta" (Eliana Cartella), con il risultato che il cast si è ridotto davvero all'osso. Ecco perché ieri è approdata a Cayo Paloma Nina Moric, pronta a riprendere l'avventura interrotta dal televoto dieci mesi fa, mentre Guendalina, Apicella e Otelma sono pronti ad accogliere il modello brasiliano Jivago Santinni, che andrà a rinforzare la loro squadra (della quale fa parte, all'insaputa dei suoi ex compagni, anche Cecchi Paone). Al televoto, questa settimana, sono finiti Mariano Apicella, Max Bertolani e Aida Yespica. Chi sarà il prossimo ad andare via?

domenica 12 febbraio 2012

Ciao Whitney: we will always love you

Un'altra icona del pop se n'è andata. Ieri pomeriggio - in Italia era circa l'una di notte - in un hotel di Beverly Hills è stata trovata senza vita Whitney Houston. Le cause della morte non sono ancora state accertate, ma credo si possa affermare, senza timore di essere smentiti, che ad ucciderla sia stato quel male oscuro che prima di lei aveva già stroncato altre star di prima grandezza come Michael Jackson e Amy Winehouse, incapaci di gestire un'esistenza piena di trionfi senza il sostegno di alcool, droghe o medicinali. Whitney, travolta da un successo improvviso nel 1986, ad appena 23 anni di età, è antrata nel tunnel dopo il matrimonio con il cantante Bobby Brown, un'unione burrascosa che l'ha fatta cadere in depressione e l'ha portata alla dipendenza da sostanze stupefacenti, ad alternare periodi di eccessiva magrezza a periodi di sovrappeso, senza mai riuscire a disintossicarsi del tutto. Per diverso tempo la sua parabola discendente è sembrata inarrestabile, si rincorrevano perfino rumors sulla sua definitiva perdita della voce ed era considerata ormai un'artista sul viale del tramonto quando, nel 2009, è tornata sulla scena musicale con un nuovo album, I Look to You, che ha venduto oltre un milione di copie ed è diventato disco di platino sia negli Stati Uniti che in Italia, facendole vincere di nuovo numerosi premi. Il canto del cigno, con il senno del poi.
Whitney Houston se n'è andata troppo presto, senza dubbio, ma ci ha lasciato un grande patrimonio. Di lei resteranno le sue canzoni: I Will Always Love You, All at Once, Greatest Love of All, One Moment in Time, I Wanna Dance With Somebody, brani che la sua voce meravigliosa, dalla straordinaria estensione, rendeva ancora più emozionanti. E resteranno i film che ha interpretato, a cominciare da The Bodyguard con Kevin Costner, che l'hanno fatta conoscere al mondo anche come attrice. Ed è così che io la vorrei ricordare: bella, sorridente, felice di cantare e recitare. Ciao, Whitney, we will always love you.

martedì 7 febbraio 2012

Da Lino Banfi a Bud Spencer: quando la (falsa) notizia della morte corre sul web

Bud Spencer morto? Niente paura, la notizia circolata ieri in Rete era solo una bufala. Un "fake", come si dice in gergo. Giuseppe Pedersoli, figlio dell'attore classe 1929, ha infatti smentito fin da subito la dipartita del padre: «Sta molto bene e la prenderà scaramanticamente, da napoletano», ha detto all'Ansa, «è a casa sua a Roma e sta per partire per la Germania, per il lancio del suo nuovo libro e per la presentazione di un documentario che gli ha dedicato la tv tedesca». Francamente non capisco come si possa provare piacere a mettere in giro certe voci, certo è che il cosiddetto "Twitter Death Hox", che consiste appunto nell'annunciare sul web la morte di un personaggio famoso, è un fenomeno molto più frequente di quanto non si creda. Ne sa qualcosa Lino Banfi, del quale soltanto nel 2010 è stata annunciata la scomparsa ben tre volte («ero morto e sono resuscitato!», ci aveva scherzato su in gennaio, ma la notizia è tornata a diffondersi in maggio e di nuovo ad ottobre ). Dati per deceduti anche Gianluca Grignani (nel 2003), Lucio Dalla (nel dicembre 2010) e Paolo Villaggio (appena un paio di mesi fa: la sua replica è stata «mi sento benissimo, ma a questo punto andrò a farmi un check up»), mentre tra le star internazionali che hanno dovuto tranquillizzare i fan in lutto spiccano Adam Sadler, Charlie Sheen, Owen Wilson, Jackie Chan (per il quale è stata creata addirittura una finta pagina della CNN), Maradona e, nel dicembre del 2011, Jon Bon Jovi. Tutti vivi e vegeti, ovviamente. Ma a non morire, purtroppo, è anche il cattivo gusto di chi si diverte a fare certi "scherzi".

sabato 28 gennaio 2012

Real Time: la caduta di stile... dei maestri di stile

Che Real Time sia un bel canale è innegabile: non a caso, con una share media dell'1,2%, nel 2011 si è piazzato al nono posto tra i canali nazionali (dopo le sette generaliste e Boing). Però stamattina ha la rete free di Discovery Italia ha avuto una vera caduta di stile. Per bocca dei suoi "esperti di fashion style", per giunta.
Mi riferisco a Shopping Night, il programma nel quale Enzo Miccio e Carla Gozzi decretano chi, tra le tre donne in gara, sa scegliere l'abito più adatto ad una determinata occasione tra tutti quelli in vendita in un grande magazzino. Ebbene, la sfida della puntata odierna - una replica di quella andata in onda lo scorso 7 dicembre - era trovare la giusta mise per... un aperitivo di benvenuto con il capitano a bordo di una nave da crociera. E già questo, a due settimane dalla tragedia della Concordia, era da far venire i brividi. Ma il seguito è stato ancora peggio. «Il naufragar m'è dolce in questo shopping», «siamo in un mare di guai, per evitare il naufragio completo ho deviso di darvi qualche mia regola», «visto che state partendo per una crociera, l'iceberg potrebbe essere sempre in agguato», «ragazze arenatevi... pardon, radunatevi»: sono solo alcune delle frasi pronunciate da Miccio e dalla Gozzi durante l'episodio. È vero che si tratta di una replica, ma possibile che nessuno, a Real Time, si sia reso conto di quale scivolone sarebbe stato mandare in onda quella puntata in questi giorni? Un po' di controllo, e un po' di sensibilità, in certi casi non farebbe male.

martedì 24 gennaio 2012

L'ammutinamento del Grande fratello: i concorrenti contro gli autori

Rudolf che fa la valigia e se ne va sbattendo la porta, dopo aver rivelato in diretta tv il tentativo degli autori di spingerlo ad avere una storia con Ilenia e il loro atteggiamento «minaccioso» nei suoi confronti; Amedeo che accusa la Marcuzzi di insinuazioni su quello che è stato il suo rapporto d'amicizia con Chiara per «far fraintendere le cose»; Mirko e Filippo che, in studio, se le danno durante la pubblicità. La squalifica di Daniel (il sosia di Johnny Depp) per la bestemmia pronunciata nei giorni scorsi è quasi passata inosservata, ieri sera, in una puntata del "reality" - a questo punto le virgolette sono d'obbligo - che potrebbe essere intitolata L'ammutinamento del Grande Fratello. Per la prima volta in 11 anni e 12 edizioni, i concorrenti si sono infatti ribellati al meccanismo del programma, mettendo a nudo precise indicazioni autorali - sempre ipotizzate ma regolarmente smentite dalla Endemol - e svelando le multe che è costretto a pagare chi abbandona il gioco. Non si era mai visto niente del genere, nella casa di Cinecittà, e certo tutto questo non gioverà al programma, già in crisi per gli ascolti ben al di sotto di quelli che faceva registrare in passato (quest'anno la media è del 17,3% di share, con nemmeno 3.900.000 spettatori, mentre la scorsa edizione, pur in calo rispetto alle precedenti, aveva oltre 5.400.000 fedelissimi e il 23,5% di share). Che sia arrivato il momento di calare il sipario, seguendo l'esempio dell'Inghilterra? Ai vertici di Canale 5 l'ardua sentenza.

venerdì 20 gennaio 2012

Centovetrine non chiude: salvo il lavoro di 200 persone

Allarme rientrato: le riprese di Centovetrine riprenderanno a breve. Mediaset ha infatti trovato un accordo con Mediavivere, la società di produzione della soap, scongiurando il pericolo di una chiusura al termine degli episodi già girati (oltre 240, che avrebbero garantito comunque una messa in onda di circa un anno). «In controtendenza con la crisi economica e con l’evidente difficoltà del mercato dei media, Mediaset ha deciso di affrontare lo sforzo necessario per continuare a sostenere un prodotto di qualità che il pubblico dimostra ogni giorno di gradire», era scritto in una nota diffusa nella giornata di oggi, «la scelta di Mediaset, che non produce direttamente la soap, non si è basata solo su fredde logiche economiche che avrebbero sconsigliato a qualsiasi azienda tv la prosecuzione dell’impegno. Ma grazie anche alla consapevolezza dimostrata da staff artistici, staff tecnici e maestranze impegnate nella serie, si sono perlomeno avvicinate le condizioni minime necessarie per assicurare la continuità a una fabbrica creativa cruciale per un intero distretto industriale italiano. Il che significa, in pratica, la conferma di centinaia di posti di lavoro». Lieto fine, dunque, per i 200 lavoratori ai quali, tre giorni prima di Natale, non erano stati rinnovati i contratti (contratti che «possono anche essere rinnovati dalla sera alla mattina», come mi era stato detto da Mediaset già il 23 dicembre, come ho riportato nell'articolo che ho scritto quel giorno per Libero). Ora non resta che attendere l'esito dell'esperimento di domenica 22 gennaio, quando Canale 5 manderà in onda, in prime time, una puntata speciale di 100 minuti, opportunamente montata per avere un taglio diverso dagli episodi del daytime. Una delle ipotesi al vaglio, a quanto pare, sarebbe infatti la trasformazione di Centovetrine da soap pomeridiana a fiction serale (l'opposto di quanto fece la Rai con Incantesimo, insomma, che dalla nona stagione divenne un appuntamento quotidiano) e un eventuale buon riscontro di pubblico potrebbe convincere i vertici Mediaset a muoversi in questo senso. Ma questo è un progetto che potrà essere preso in considerazione soltanto quando si conosceranno i dati Auditel di questo test in prima serata: almeno per ora, la notizia è quindi che le storie delle famiglie Ferri, Grimani, Della Rocca e Castelli terranno compagnia al pubblico di Canale 5 giorno dopo giorno. Poi si vedrà.

lunedì 16 gennaio 2012

L'ultima della vedova Battisti: niente omaggio a Lucio a Sanremo

Emma Marrone e Noemi non potranno interpretare le canzoni di Lucio Battisti sul palco dell'Ariston. A dire no, con tanto di diffida, è stata la vedova del cantante, Grazia Letizia Veronese, che ha telefonato al direttore artistico della kermesse, Gianmarco Mazzi, per vietare l'utilizzo dei brani "Il paradiso" e "Amarsi un po'", nei quali si sarebbero dovute esibire rispettivamente la vincitrice di Amici 9 in coppia con Gary Go e la rivelazione di X-Factor 2 con Sarah Jane Morris, nella serata del giovedì dedicata ai grandi autori italiani. Il motivo del rifiuto non è del tutto chiaro (forse la signora non gradisce le due ragazze, perché lanciate da talent show?), ma certo non stupisce. Chi conosce il mondo dello spettacolo sa infatti bene quante battaglie abbia già portato avanti la vedova Battisti fino ad oggi. Solo nell'ultimo anno: a gennaio 2011 ha proibito a Pupo ed Emanuele Filiberto di usare le parole «Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?» nel promo del programma I raccomandati; ad aprile ha convinto la Rai a non intitolare "Il mio canto libero" la trasmissione di Sgarbi (andata poi come è andata); a giugno ha chiesto alla tv pubblica - e ottenuto - di non trasmettere un brano inedito del marito cantato da Ron in occasione del Premio Mogol ad Aosta (nonostante il paroliere ne avesse scritto il testo); a ottobre ha polemizzato con il comune di Roma per una mostra che esponeva quadri di Lucio che la famiglia non ritiene del tutto autentici; a novembre ha vinto la causa intentata contro il comune di Molteno, in provincia di Lecco, reo di aver organizzato senza il suo consenso un festival dedicato al cantautore, e quella contro la Sony Music, portata in tribunale per aver pubblicato all'interno di ben due raccolte anche i testi, di cui lei dietiene i diritti. E ora, appunto, il no categorico a Mazzi e Mogol per l'omaggio all'Ariston: l'ultimo atto, per il momento, di una battaglia personale della Veronese per mantenere l'assoluto controllo sulla memoria del marito. Alla faccia di chi crede che un grande artista, come un bel monumento, debba essere patrimonio dell'umanità.

domenica 15 gennaio 2012

Ballando con le stelle 8: le ingiustizie del televoto, le ingiustizie della giuria

Ci sono programmi che riescono ad andare avanti per diversi anni senza mai scatenare polemiche e senza mai stancare. Ballando con le stelle è uno di questi: ha portato in televisione la passione per il ballo, riuscendo laddove avevano fallito altri format prima (e Baila! dopo), e ha mantenuto inalterato nel tempo il suo appeal, la sua eleganza e la sua classe. Questa edizione, però, non è cominciata nel migliore dei modi. Prima ancora dell'inizio, infatti, si è fatto un gran parlare della causa - stravinta da Milly Carlucci - contro il clone di Canale 5 condotto da Barbara D'Urso, ma anche dei compensi esagerati chiesti da alcuni concorrenti, e negati dalla Rai, che hanno rischiato di far slittare la data di partenza. E ora, dopo appena due puntate, a far discutere sono i voti del pubblico da casa e quelli della giuria tecnica.
Partiamo dal responso del televoto: ieri, al termine della gara, si sono scontrate per la salvezza le coppie formate da Ariadna Romero e Mirko Sciolan, Gianni Rivera e Yulia Musikhina e Alex Belli e Samantha Togni. Nuovamente salva, nonostante l'evidente inettitudine a ballare, la bambolona greca Ria Antoniu, una Barbie in carne ed ossa che gioca a fare la svampita (non a caso i giurati l'hanno massacrata, chiedendole se viene da Marte e ribattezzandola "la Valeria Marini di Atene") e che probabilmente deve solo alle fan del suo maestro, l'amatissimo Raimondo Todaro, l'accesso alla puntata di sabato prossimo. Un'ingiustizia, questa, che ne ha determinata un'altra, di cui è invece colpevole la giuria tecnica. Quando infatti le tre coppie con il punteggio minore si sono sfidate per aggiudicarsi il "tesoretto" conquistato dal "ballerino per una notte" Giancarlo Fisichella, la presidente Carolyn Smith ha assegnato i punti a Gianni Rivera, salvandolo così dall'eliminazione, nonostante l'ex Golden Boy del calcio italiano avesse danzato decisamente peggio degli altri. La motivazione? Ufficialmente, la sua età: avendo 68 anni, mentre la Romero ne ha 24 e Belli 29, secondo la Smith doveva essere premiato per la sua energia. Un verdetto che ha fatto subito riaffiorare i sospetti avanzati dal Codacons - che Zazzaroni, durante la puntata, aveva smentito - ovvero che la giuria dia voti più alti ai concorrenti che hanno il cachet più alto, per far sì che restino in gara il più possibile.
Certo è che al televoto, aperto fino a sabato prossimo, ci sono ora una ragazza fresca e solare, che si muove comunque discretamente (la smetta Mariotto di ripetere che è l'unica cubana che non sa ballare, perché non se la cava così male), e un gran bel ragazzo che sarà forse un po' rigido, ma è comunque migliore di tanti altri (nonostante Mariotto, sempre lui, continui a penalizzarlo con voti bassissimi anche dopo l'incommentabile 0 della scorsa settimana). Comunque vada, dunque, per colpa di una fetta di pubblico che evidentemente non tiene conto del talento (o, meglio, dell'assenza di talento) e di una giuria che non riesce ad essere obiettiva, la prossima settimana assisteremo ad una eliminazione immeritata. Per fortuna nella quarta puntata cominceranno i ripescaggi e gli eliminati potranno avere una seconda occasione.
E speriamo che uno scandalo così non si ripeta, che insomma d'ora in poi vengano premiati quelli che veramente sanno ballare, come la rivelazione Marco Delvecchio e Lucrezia Lante Della Rovere, e vengano invece eliminati quelli che non sanno muoversi, anche se gareggiano in coppia con uno dei ballerini più amati o se hanno alle spalle un passato glorioso.

martedì 10 gennaio 2012

Al Grande fratello il sosia di Johnny Depp. Ma la gente comune che fine ha fatto?

C'è anche il sosia di Johnny Depp, da ieri, nella casa del Grande Fratello. Daniel Mkong, 21 anni, svizzero del Canton Ticino ma di padre kenyota, assomiglia davvero al protagonista di Pirati dei Caraibi, soprattutto quando indossa gli occhiali e il cappellino di maglia. Probabilmente ne saranno contente le telespettatrici, così come lo sono state le ragazze francesi che hanno seguito Secret Story 5, il Gf transalpino al quale il neoinquilino di Cinecittà ha partecipato di recente («È stato magnifico, sicuramente più divertente del Grande Fratello italiano: in Francia non te ne stai seduto tutto il giorno a fare nulla», ha detto appena quattro mesi fa in un'intervista a Ticino Online: avrà cambiato idea?). Peccato, però, che Daniel faccia il modello, di professione. Come tanti altri concorrenti del reality di Canale 5, d'altro canto. Quanto è lontana quella prima edizione, alla quale parteciparono dieci ragazzi comuni, inconsapevoli della notorietà che avrebbero raggiunto e spontanei nelle loro azioni e reazioni! Oggi la stragrande maggioranza di chi entra nella Casa si è già affacciato nel mondo della moda o dello spettacolo e sa perfettamente cosa fare e dire - o meglio urlare - per farsi notare. Ecco, questo penso che sia il vero problema del Grande fratello, quello che ha determinato la fuga di telespettatori (anche ieri ha fatto appena il 17,6% di share): il pubblico cerca la "realtà", quando guarda un reality, vuole riconoscersi nei concorrenti (cosa che non può fare, se vede solo sventolone con due chilometri di gambe e la chioma fluente e ragazzi alti, belli, curatissimi, che sembrano appena scesi da una passerella), oppure, al contrario, vuole immedesimarsi in qualcuno che lo faccia sognare (e non certo in una massa di nevrotici che passano il tempo a litigare, ad insultarsi o a piangere). Anche Kevin, il ventenne «posseduto da Jennifer Lopez» che Signorini ha già definito «un incrocio tra Malgioglio e la Maionchi» (e che a me ricorda tanto l'insopportabile Uomo Gatto di Sarabanda), è forse una persona comune? E Gaetano e Giusy, i più "normali" tra tutti gli attuali concorrenti, non sono anche loro un po' troppo sopra le righe? È solo il mio modesto parere, per carità, ma credo che il Grande fratello possa sperare di riguadagnare ascolti, ammesso che il pubblico non ne abbia definitivamente abbastanza di spiare dal buco della serratura, solo guardando al passato, quando i partecipanti si chiamavano Tarricone, Plevani, Montrucchio, Argentero, Garitta: ragazzi come tanti, che sotto i riflettori ci sono finiti dopo, non prima ancora di entrare.

lunedì 9 gennaio 2012

Fuga dalla realtà, la fiction strizza l'occhio al paranormale

Sembra esserci voglia di paranormale, da un mesetto a questa parte, in tv. Le prime avvisaglie le abbiamo avute quando la fiction I cerchi nell'acqua con Alessio Boni e Vanessa Incontrada, dove una bambina aveva visioni del passato, è riuscita ad ottenere su Canale 5 una media di quasi quattro milioni di spettatori nonostante la messa in onda a metà dicembre, un periodo tradizionalmente già dominato dalle atmosfere natalizie e dalla voglia di programmi per tutta la famiglia, chiudendo il 28 dicembre con il 18,46% di share e 4.745.000 spettatori. Il nuovo anno si è poi aperto con il boom di ascolti della serie Il tredicesimo apostolo, con Claudia Pandolfi e Claudio Gioè nei panni rispettivamente di una psicologa e un sacerdote professore di teologia, che, raccontando eventi inspiegabili legati alla Chiesa, come bambini che levitano e ragazze che lacrimano sangue, si è guadagnata l'attenzione di oltre sette milioni e mezzo di persone, con una share del 27,2% che su Mediaset non si vedeva da tempo. E proprio ieri, su Raiuno, la prima puntata di un'altra serie lunga, Il restauratore, ha vinto la serata con il 22,2% di share, pari a 5.634.000 spettatori: in questo caso il protagonista, interpretato da Lando Buzzanca, è un uomo che riesce a "vedere" eventi funesti che stanno per verificarsi semplicemente toccando degli oggetti o sentendo un profumo. E anche se Buzzanca insiste che quel "dono" non ha niente a che fare con il paranormale, è evidente che un fenomeno del genere è tutto, fuorché normale.
Che gli italiani abbiano veramente bisogno di credere in qualcosa che è oltre l'umana comprensione, in questo momento di crisi, come sostengono alcuni? Forse. Ma certo non basta una fuga dalla realtà per risolvere i problemi.

venerdì 6 gennaio 2012

Francesca ha vinto X Factor 5 : una sorpresa?

A dispetto di quanto pronosticavano i bookmakers, che davano per vincitrice Antonella, il primo X Factor targato Sky si è concluso con il trionfo di Francesca, la più giovane di tutti i cantanti in gara. Una sorpresa? Io non direi. Personalmente, ero sicura che sul gradino più alto del podio sarebbe salita la concorrente della Ventura, punta di diamante – evidentemente – di una squadra arrivata integra fino alla semifinale (e anche questa è una vittoria, senza dubbio). Anche se nell'ultima puntata non ha fatto che lodarla, erano infatti settimane che Simona Ventura criticava la pupilla di Arisa, instillando il dubbio che fosse capace a cantare solo un certo tipo di canzoni, e a quanto pare ha finito per influenzare il pubblico, che ha escluso proprio la ex pizzaiola emiliana dallo scontro finale. Ora, sarà anche vero che Antonella non ha osato molto, cimentandosi quasi soltanto nei brani che erano più nelle sue corde, ma è davvero necessario dimostrare di saper spaziare tra i generi? Secondo me è più importante dar prova di avere talento nel genere che si è scelto, di avere una bella voce, un'ottima padronanza del palco e – perché no? – anche il physique du rôle. Ad ogni modo, il trionfo di Francesca Michielin sembra aver accontentato pubblico e critica, a giudicare dai commenti che si leggono in rete e sui giornali, e per il momento la classifica degli inediti scaricati da iTunes rispecchia fedelmente i piazzamenti all'interno del programma. Il tempo, però, potrebbe riservare delle sorprese. La storia di X Factor ci insegna infatti che la vittoria non è tutto: se ci pensiamo, l'unico vincitore del talent ad essersi veramente affermato è Marco Mengoni (gli Aram Quartet si sono sciolti dopo due anni e un solo album di inediti, di Beccucci sappiamo soltanto che ha recitato in Jesus Christ Superstar e Nathalie ha partecipato a Sanremo senza quasi lasciar traccia), mentre Giusy Ferreri e Noemi sono riuscite a sfondare senza nemmeno aver vinto (Noemi, addirittura, venne eliminata prima della semifinale). Quest'anno, ad esempio, non mi stupirei se fosse Jessica ad emergere: a me, a dire il vero, non fa impazzire, però riconosco che ha una voce particolare, molta personalità e una grande determinazione. Più difficile che riescano ad imporsi I Moderni, pur essendo davvero bravissimi, perché i gruppi, nel nostro panorama musicale, incontrano sempre delle grandi difficoltà. Intanto, quello che è certo è il successo di questa edizione del talent, che su un canale satellitare come Sky Uno – visibile solo agli abbonati, quindi con una platea televisiva notevolmente inferiore a quella della tv generalista – ha raggiunto nella finale un ascolto medio di 1.050.000 spettatori, pari al 3,95% di share, e un totale di ben 772.000 voti per i concorrenti, tanti quanti ne arrivano nella somma delle cinque serate di Sanremo. Mica male, no?

martedì 3 gennaio 2012

Mamma mia!, il musical: you can dance

Premessa: in tre anni ho visto il film Mamma mia! almeno sei volte e mi fanno impazzire tutte le canzoni degli Abba che compongono la colonna sonora. La cosa che più mi lasciava perplessa, prima di assistere all'adattamento italiano del musical, erano proprio le canzoni: essendo state tradotte, ci saremmo dovuti sorbire dei testi banali, didascalici ed elementari, come spesso accade in questi casi? E gli attori sarebbero riusciti a non farmi rimpiangere Meryl Streep e tutti gli altri straordinari interpreti della versione cinematografica? Lo confesso, quando sono entrata al Brancaccio per vedere lo spettacolo ero un po' scettica. Anzi, parecchio scettica. Poi si sono spente le luci e nella sala ha cominciato a risuonare la melodia inconfondibile di "I have a dream", cantata da Sophie (Lisa Lombardi). Okay, fin qui niente da dire. La prima nota stonata all'arrivo delle due amiche, Ali e Lisa: troppo sopra le righe, troppo artificiose e poco spontanee. Poi sono apparsi i tre possihbili padri e qui ho avuto la tentazione di alzarmi ed andare via. Perché, non si sa per quale motivo, Sam, Bill e Harry sono diventati Samuele detto Sam (vabbè, ci può stare), Giovanni detto Giò (perché mai?!) e... Marco! Visto che la storia è ambientata in Grecia, che necessità c'era di italianizzare i nomi e trasformare due americani e un australiano in tre romani? Siamo forse tornati all'epoca fascista, quando tutti i nomi stranieri venivano tradotti nella nostra lingua? A quel punto, lo ammetto, non mi aspettavo niente di buono. Poi però sono entrate in scena Chiara Noschese nei panni di Donna (bravissima, anche se si rifaceva un po' troppo all'interpretazione della Streep) e Giada Lo Russo e Lisa Angelillo in quelli, rispettivamente, di Rosie e Tanya... e la magia ha avuto inizio. Con mia grande sorpresa, le canzoni sono state rese molto bene in italiano, rispettando la metrica ed evitando strofe banali, essenziale ma efficace la scenografia, azzeccati i costumi, molto belle le coreografie e tutti molto talentuosi i ballerini. La travolgente musica degli Abba ha fatto il resto. E quando Donna e le Dynamos hanno cominciato a cantare "Dancing queen", la voglia di ballare era ormai irrefrenabile. E pazienza se Michele Canfora non è Pierce Brosnan, pazienza se Harry "Heavy" è diventato Marco "Metallo" (orrore!!!) e pazienza se qualcuno non era all'altezza: lo spettacolo merita. E poi, con quella musica irresistibile... you can dance!