venerdì 2 dicembre 2011

Il vizietto, al Sistina la "gabbia di matti" capitanata da Ghini e Bocci

Ricordate il film Il vizietto, con Ugo Tognazzi e Michel Serrault nei panni rispettivamente di Renato e Albin, due omosessuali ancora innamorati l'uno dell'altro dopo venti anni di convivenza, che devono fare i conti con la loro diversità quando Laurent, che hanno cresciuto come un figlio, dice loro di vergognarsi a presentarli come i propri genitori alla famiglia della fidanzata? Quel film era tratto da una commedia teatrale del 1973 di Jean Poiret, La cage aux folles, che ha poi ispirato anche il musical omonimo del 1983 musicato da Jerry Herman, baciato dal successo sia a Broadway che a Londra. Massimo Romeo Piparo ha preso il testo dell'adattamento cinematografico, le canzoni del musical e ha portato in scena Il vizietto - La cage aux folles, al Sistina di Roma fino al 18 dicembre e poi in tournée fino ad aprile, con Cesare Bocci/Renato, Massimo Ghini/Albin e un gruppo di ballerini uomini - sei dei quali drag queen anche nella vita - che interpretano le soubrette dell'eccentrico locale di Saint Tropez gestito dai due protagonisti (il cui nome gioca sul doppio significato di "folles", che in francese è il femminile di "pazzi" ma sta anche ad indicare gli omosessuali effeminati). Tutto molto bello, Ghini credibilissimo e molto divertente nei panni del travestito esageratamente sopra le righe, Bocci altrettanto bravo, fantastici i ballerini e il soprano - uomo - capace di toccare note altissime e assolutamente esilarante il personaggio del maggiordomo, interpretato dal ballerino e coreografo Russell Russell. Meritano un applauso anche i costumi, tutti molto sfavillanti, le coreografie e le scenografie, che contribuiscono a rendere godibile lo spettacolo. Quello che invece mi ha deluso - ma è un parere personale, sia chiaro - è la parte musicale: stavolta non per i testi, che pure di solito sono la nota dolente degli adattamenti italiani, ma proprio per le musiche, secondo me poco orecchiabili, poco riconoscibili, poco accattivanti (l'unico brano famoso è "I am what I am", portato al successo da Gloria Gaynor nella versione dance, che però viene cantato solo nel finale). Al posto di Piparo, insomma, avrei scelto di portare in scena la commedia originale, più che il musical, oppure il testo del film. Perché un musical dove i motivetti non ti restano in testa, anche se è ben confezionato e ben recitato come questo, come fa a conquistarti?

2 commenti:

  1. Io ho visto il musical ieri sera e concordo con lei, ho trovato carente la parte musicale, non c'è un brano orecchiabile, il motivetto che ripeti anche quando esci. Molto bravi gli interpreti, Bocci una vera rivelazione, Ghini divertentissimo ma a volte poco credibile nel ruolo gay, stupefacenti i ballerini. Comunque uno spettacolo da vedere.
    Stella

    RispondiElimina
  2. Sì, Stella, comunque uno spettacolo da vedere! :-)

    RispondiElimina