mercoledì 19 ottobre 2011

"Liberamente ispirato a...": ma è proprio vero?!?


“Liberamente ispirato a...”. Quante volte leggiamo questa frase, tra i titoli delle fiction o dei film italiani? Dico italiani perché ho l'impressione – correggetemi se sbaglio - che gli americani abbiano maggiore rispetto per gli autori dei romanzi dai quali traggono le sceneggiature: Il miglio verde con Tom Hanks, ad esempio, è tale e quale al libro di Stephen King, così come la saga cinematografica del Signore degli anelli non ha tradito quella di Tolkien, nonostante qualche “licenza”.
Ma torniamo agli italiani. Sembra quasi che i nostri sceneggiatori trovino disdicevole limitarsi ad una trasposizione e vogliano invece dimostrare di saper fare gli scrittori: ecco quindi che cambiano le epoche, i contesti geografici e inventano scene di sana pianta, snaturando completamente i romanzi ai quali sostengono di rifarsi.
Prendiamo Un amore e una vendetta di Canale 5, “liberamente ispirata a" Il conte di Montecristo. Ora, qualcuno mi sa spiegare cosa c'entra questa fiction con l'opera di Dumas? C'è la congiura che allontana i due innamorati, il ritorno a casa dopo tanti anni (in questo caso “appena” dieci, mentre la prigionia di Edmond ne durava quattordici) e la sete di vendetta, è vero, ma le somiglianze mi pare che si fermino qui. E allora perché millantare origini letterarie? Voglio dire, anche la miniserie Violetta è stata ambientata nella Milano dei moti rivoluzionari anziché nella frivola Parigi antecedente la Seconda Repubblica, con l'inserimento di una vena gialla del tutto assente nel romanzo e nell'opera ai quali si ispira, ma almeno la storia portante ricalca abbastanza fedelmente quella raccontata ne La signora delle camelie (e, se proprio vogliamo, l'ambientazione scelta nemmeno disturba più di tanto, se pensiamo che La traviata è di Giuseppe Verdi, compositore-simbolo del Risorgimento). Discorso che non regge nel caso di Un amore e una vendetta, dove non solo l'azione è stata spostata ai giorni nostri e a Trieste, ma ha anche tutt'altro retroscena e un diverso sviluppo. Allora, mi domando, perché non avere il coraggio di scrivere una sceneggiatura originale, senza chiamare in causa i grandi della letteratura classica, che si rivolterebbero nella tomba vedendo certi “adattamenti” delle loro opere?!? Attendo commenti...

14 commenti:

  1. ahhhhh, com me sfondi una porta aperta! Oddio, a dire il vero, il "liberamente ispirato" in Un Amore Una Vendetta, non è tanto sbagliato. L'incipit è il romanzo di Dumas, ma svolgimento, contesto ed epoca sono differenti. Accettabile. In fin dei conti, anche Bridget Jones lo è di Orgoglio e Pregiudizio.

    Quello che davvero non sopporto è il "liberamente ispirato" che, pur non discostandosi dall'opera originale, inserisce personaggi e situazioni totalmente inventati solo per calcare la mano sul pathos.
    Il primo esempio che mi viene in mente è Cime Tempestose con Alessio Boni ed Anita Caprioli, del 2004. Trama totalmente stravolta, luoghi irriconoscibili (era lo Yorkshire o la Lapponia?)e narrazione interrotta a metà romanzo. Che occasione sprecata!


    Se mi vengono in mente altri esempi, li posterò.

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  2. E vogliamo parlare dei personaggi che nei romanzi passano a miglior vita e nelle relative fiction restano invece fino alla fine vivi e vegeti o magari muoiono in maniera differente? Mi viene in mente "Guerra e pace", altra miniserie con Alessio Boni, dove il conte Rostov diventa serenamente vecchio, mentre Tolstoj l'aveva fatto morire subito dopo le nozze della figlia, e dove la fine di Hélène è dovuta ad una malattia contratta andando a letto con un ufficiale francese, mentre nel romanzo è lei stessa a togliersi la vita, avvelenandosi. Che senso hanno questi cambiamenti, per nulla funzionali alla storia? Chi ha scritto la sceneggiatura ha forse giudicato poco efficaci le scelte di Tolstoj, come se fosse l'ultimo arrivato?!?

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  3. Secondo me il problema, molto spesso, è la mancanza di creatività. Il caso che citi è emblematico:

    ...
    Prendiamo Un amore e una vendetta di Canale 5, “liberamente ispirata a" Il conte di Montecristo. Ora, qualcuno mi sa spiegare cosa c'entra questa fiction con l'opera di Dumas?
    ...

    L'opera di Dumas è stata sfruttata molte volte e all'orizzonte non ci sono idee. Non resta (per modo di dire) che passare alla libera trasposizione per dare un fondamento illustre all'iniziativa snaturando (appunto) la base di partenza ottenendo i risultati che descrivi molto bene.

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  4. Perché vige sempre la regola dello specchietto per allodole: quando viene sbandierato che il lavoro si ispira a un classico i telespettatori per curiosità abboccano e molti di loro che non conoscono l'originale (e spesso costoro sono la maggioranza) finiscono per apprezzare il fake. Trucchetti del marketing televisivo (ohibò).
    Leggete gente... leggete.

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  5. Il paradosso è che il telespettatore medio, quello che prima di vedere la fiction non conosceva il romanzo al quale si è "liberamente ispirata", difficilmente si appassionerà al libro, se mai dovesse avere un'improvvisa voglia di leggerlo, perché comincerà a notare tutte le differenze... non credete anche voi?!?

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  6. Ciao, la discussione su questo argomento è ripresa anche in questo forum di discussione: http://www.forumlibri.com/forum/salotto-letterario/12840-quando-i-romanzi-diventano-fiction.html

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  7. per chi non lo conoscesse, forumlibri.com è un vero "salotto letterario" dove parlare in assoluta libertà di letteratura e dintorni! :-)

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  8. Appunto. La pseudo trasposizione televisiva di romanzi di tutto rispetto non è altro che l'imboccata da dare al telespettatore medio che mai nella vita ha letto o oserebbe leggere i mattoni letterari (che magari conserva comunque sulle mensole della libreria perchè tanto fa figo!). E quando in TV arriva il "tratto da..." è come un bello scarico di coscienza culturale. Senza sapere che per regole di marketing, adattamento televisivo, gioco forza dell'Auditel, ossessione da incassi MAI e poi MAI gli sceneggiatori resteranno fedeli alla trama originale. Anzi, non ci pensano proprio!E invece del "tratto da..." resta un amaro "ti ho tratto...in inganno!".
    AMore e Vendetta? Mha!Discutibile, debole e noioso. Diamo spazio ai giovani creativi invece dei ridondanti nomi senza più pallottole da sparare e tentiamo di partorire uno script degno di essere regalato al pubblico!

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  9. Tutto vero, anche se è difficile digerire il fatto che siano logiche di questo tipo a dettare le regole di un mezzo che dovrebbe - il condizionale è d'obbligo! - fare cultura. Non che il cinema sia meglio, d'altra parte: ci sono casi in cui vengono fatti cambiamenti che, almeno in apparenza, non hanno alcun senso. Penso ad esempio alla scelta di affidare il ruolo di Heathcliff ad un attore di colore nell'ultimo film tratto da "Cime tempestose" o alla decisione di trasformare in una racchia con i capelli corti la bionda e angelica Suze nella trasposizione di "I love shopping" (tra l'altro quest'ultimo, non essendo un "mattone", l'hanno letto milioni di persone, le differenze tra film e romanzo saranno saltate agli occhi a parecchi...)

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  10. Non capita raramente che le produzioni cinematografiche (anche e soprattutto quelle americane), forzino eventi e figure storiche per narrare i loro personaggi. Alcuni lo ammettono con estrema naturalezza, come ad esempio Ridley Scott che ha dichiarato di aver volutamente giocato con l'ambientazione e con i personaggi del suo film Il Gladiatore per rendere più avvincente la vicenda. E per carità: ci sta (almeno nella misura in cui si vuole creare un'opera di intrattenimento piuttosto che un documento-storico). Ammetto di meno però voler cambiare un'opera letteraria, quale che sia il suo valore artistico. In questo caso ci si trova davanti, infatti, a qualcosa che è già creatività e non trovo giusto "saccheggiare" un testo prendendo solo ciò che ci piace e lasciando il resto. Piccoli cambiamenti sono comprensibili (si sa: a volte condensare vicende complesse in poche ore di film richiede artifici scenici e narrativi) ma spesso il "libero adattamento" va ben oltre e allora credo che sarebbe più onesto "scontentare" il grande pubblico (perché, diciamocelo, non di rado queste modifiche vengono oculatamente pianificate per assecondare il gusto generale e fare audience). O meglio dargli fiducia.

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  11. virtuosista@libero.it20 ottobre 2011 alle ore 13:48

    La regimentazione della percezione non è sancita da codici tipo "piano regolatore" e, pertanto, la lettura dell' "aria" che si respira, sebbene la stessa sia composta da ossigeno, apparirà stravagante ma sarà differente per ciascun essere umano.. anche se il popolo allineerà la propria percezione ad un solo neurone interagente col concetto. Quando ero piccino osservavo le cose dal tuo punto di vista. Oggi, e man mano che i secoli mi trascorrono (pensa che ho 38 anni all'anagrafe ma circa 2.000 come anima), comincio a domandarmi i perchè le cose accadono e la risposta è che l'intero movimento del mondo è giustificabile ma poche o forse nessuna son le cose che si posson mutare. Comprendi il significato che voglio affermare. I minestroni non piacciono nemmeno a me... gli arrangiamenti alle opere fatti da arrangiati professionisti non mi cimento nemmeno a commentarli per il basso spessore che hanno... i colori smorti e comuni dati da mescolanze di tinte capostipiti non piacciono nemmeno a me.. ma al popolo piace tutto cò che si confonde, che non si vede e che non identifica le anime... ma che rappresenta solo la stupida insensibilità.
    Ciò che voglio dire, cara Donatella, e lasciatelo dire da un uomo che conosce gli uomini da circa 2000 anni, è che il tuo commento è piuttosto comune, non nego, ma allo stesso tempo ha un livello sopraffine, ovvero è tipico di chi si estrapola dalla massa ed identifica gli oggetti con il proprio nome e cognome ed il proprio profumo. Quindi, a mio parere, tu sei una persona che avrà, in apparenza, tanti uditori ma pochi comprenditori (lasciami passare espressioni poco corrette... ma che lascino il significato a ciò che penso su questo foglio..).
    Io sono concorde con te! Ah scusa non si era compreso??? Si sono concorde con tutti coloro che recrimineranno l'identità dell'essere umano ovvero dell'intelligenza sensibile che dovrebbe essere motivo d'orgoglio unico dell'apparteneza a questa specie. PS. chiunque non sia in accordo può compilare la domandina in carta semplice per diventare un dinosauro.. o meglio per ratificare il proprio status di dinosauro.
    F.to un uomo....... inteso come specie di apaprteneza.
    Il mio nome è Antonio... non potevo chiamarmi in altro modo che così... chiedo scusa agli autori travisanti...

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  12. Desdana, non posso che concordare con quello che dici a proposito delle opere letterarie: mettendomi nei panni dell'autore, deve essere una sofferenza vedere le proprie "creature" storpiate, dopo aver fatto tanta fatica a dipingerle in un certo modo. Credo che tutte le sceneggiature tratte da romanzi dovrebbero essere scritte in collaborazione con l'autore, se è ancora in vita, o con qualcuno che ami talmente tanto la sua opera da sapere cosa può essere sacrificato e cosa invece è bene mantenere.

    Antonio, grazie per l'apprezzamento e per l'acuta analisi, voglio però continuare a credere - perché, se così non fosse, sarebbe veramente triste - che il popolo non sia formato soltanto da caproni ai quali piace solo ciò che si confonde ma anche da persone che, magari dopo essere state "educate" un po', sono in grado di ragionare con la propria testa e apprezzare le cose ben fatte. Gli ascolti della serie tv "Il commissario Montalbano", alla cui sceneggiatura collabora non a caso Andrea Camilleri (e qui torniamo al discorso di poc'anzi), dimostrano che i prodotti validi hanno comunque un seguito: per questo insisto che bisognerebbe farne di più.

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  13. penso che le trame vengano stravolte per un punto di vista commerciale. Il Conte di Montecristo era già stato portato in televisione e al cinema, più o meno stravolto, farne un altro non avrebbe attirato spettatori, quindi hanno preso la trama di fondo e adattata.

    Comunque concordo con voi, o fai una trasposizione fedele o la fai totalmente libera senza nemmeno citare il romanzo.

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  14. Buongiorno, certo che certe fiction su canali commerciali debbano tener conto di quello che è il loro pubblico e i loro investitori...discorso ben diverso per chi mette in scena a teatro spettacoli ispirati a un romanzo dal quale prende magari spunto o la suggestione...senza riproporlo fedelmente, ma omaggiandone il valore e riconoscendlo come fonte ispiratrice.
    Perchè alla fine una grande opera può e deve essere di ispirazione agli altri, e proprio per il fatto che è universalmente riconosciuta come capolavoro ha una funzione anche illuminante, dato che non tutti hanno tali doti.
    La rielaborazione deve però tener conto, a mio modesto parere, delle proprie capacità e qualità, immergendosi nell'umiltà necessaria per ammettere di aver attinto a un capolavoro cercando di darne una lettura propria.
    Grazie

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