giovedì 27 ottobre 2011

Italia 1: telefilm o game show?


Mi aggancio all'analisi fatta da Michele Biondi oggi su TvBlog, a proposito delle serie tv trasmesse nell'access prime time di Italia 1 al posto dei giochini di Enrico Papi, per fare una piccola riflessione. Per chi non lo sapesse, visto che questi meccanismi sono chiari quasi soltanto agli addetti ai lavori, quella mezz'ora abbondante dopo il tg delle 20 è, televisivamente parlando, una fascia oraria molto strategica, perché ha l'arduo compito di richiamare il pubblico per aumentare le probabilità che resti poi sintonizzato, senza cambiare canale, anche quando comincia la trasmissione successiva. Un tempo Striscia la notizia era la regina incontrastata di quei 30 minuti, seguita da un terzo della platea televisiva, ma alle altre reti restavano comunque da spartirsi gli altri due terzi. Con la prima edizione di Affari tuoi, nell'ormai lontano 2003, è però cambiato del tutto lo scenario: Raiuno ha infatti cominciato ad avere un suo pubblico di fedelissimi, rubando telespettatori non tanto al tg satirico di Canale 5, che infatti ha perduto appena qualche punto di share, quanto piuttosto agli altri programmi che andavano in onda contemporaneamente, i cui ascolti si sono ridotti drasticamente. Così Italia 1, che fino ad allora oscillava tra l'11 e il 13% di share con Sarabanda, è crollata improvvisamente all'8%, senza mai più tornare nemmeno lontanamente agli antichi splendori. Una ricerca del telespettatore perduto, verrebbe da dire in maniera proustiana, che ha portato ad una sperimentazione continua, con una serie di nuovi programmi tutti condotti da Enrico Papi: nella stagione 2009/2010 ne sono stati testati addirittura quattro, Il colore dei soldi, Prendere o lasciare, CentoxCento e Viva Las Vegas, ma nessuno ha superato il 7% di share, media ottenuta anche lo scorso anno da Trasformat. Se i risultati sono questi, allora tanto vale mandare in onda serie tv capaci di ottenere appena un paio di punti percentuali in meno, deve aver pensato il direttore di rete, Luca Tiraboschi. Anche se personalmente preferisco i telefilm, come ha fatto ben notare Michele Biondi un buon game show può essere molto più efficace di un telefilm, perché il pubblico è invogliato a restare incollato alla tv per vedere se il concorrente riesce a vincere il montepremi in palio oppure no. Il problema è quindi trovare il format giusto, qualcosa di veramente nuovo che non rimescoli gli stessi ingredienti di sempre, ormai visti in tutte le salse, e che si distingua da tutto il resto. Avanti, autori televisivi: un po' di inventiva. Però, questa volta, cercate di scrivere un programma che riesca a fare colpo sul pubblico per la sua formula innovativa, per il suo ritmo o magari per le stranezze dei suoi concorrenti e non, come è stato negli ultimi anni, per il fondoschiena della bonazza di turno inquadrato ogni due minuti in primissimo piano. Perché, se il punto di forza della vostra proposta è quello, allora – lasciatevelo dire – forse è il caso che cambiate mestiere.

9 commenti:

  1. Vero. Però questa volta non me la sento di sciabolare gli autori. La verità, che in fondo solo gli addetti ai lavori sanno veramente, è che circa il 90% dei format che girano sulle nostre reti non sono altro che l'adattamento di format stranieri. All'estero funzionano e allora se ne comprano i diritti e si adattano nella speranza che facciano il botto anche da noi. L'interesse legittimo degli autori è dare al pubblico ciò che vogliono. Ma cosa vogliono? Non sempre è dato saperlo...Perchè come tu sai l'humus culturale italiano è diverso da quello estero. E non è detto che ciò che sbanca fuori, sbanchi anche da noi. Ecco perchè molto spesso si infarciscono i contenuti di seni e culetti (scelta che peraltro non condivido). Ma è la TV, bellezza! O meglio, la nostra tv, in particolare quella commerciale (perchè per esempio mi piacciono moltissimo alcuni programmi di RealTime - non italiani ovviamente)!
    Personalmente sulle reti "tradizionali" mi divertono molto quasi tutti i format di Bonolis (dotato di una squadra di autori formidabili!). E se per un secondo dovessi pensare a un nuovo format, ne vorrei uno che implichi la storia della musica. Sì, quasi una versione moderna, stravolta e rivisitata del Musichiere...

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  2. Purtroppo è vero che quasi tutti i programmi in onda sulle nostre reti tv sono adattamenti di format stranieri, ma alcuni titoli, primo fra tutti "I migliori anni", provano che si possono creare trasmissioni originali capaci di incontrare il gusto del pubblico italiano - senza bisogno di inquadrare le grazie femminili per cercare di racimolare qualche punto in più di share - e per giunta esportabili all'estero.
    Il format incentrato sulla storia della musica, in effetti, potrebbe funzionare: di strettamente musicali ne sono stati fatti tanti, ma nessuno - se non sbaglio - implicava conoscenze storiche. Ad ogni modo, gli utenti del web chiedono che nell'access prime time di Italia 1 venga proposta una nuova edizione di "Sarabanda", piuttosto che un nuovo game show... personalmente quel programma mi è sempre piaciuto, ma funzionerebbe ancora?

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  3. Vero, non è una cosa semplice trovare un nuovo show innovativo e riciclare quelli esteri è la cosa più semplice.
    Sarebbe comunque interessante analizzare i dati auditel e verificare l'età delle persone che preferiscono guardare uno show piuttosto che un altro o piuttosto che un telefilm. Perchè anche questo è da calcolare quando si crea un nuovo show: il pubblico al quale lo si vuole rivolgere; e crearne uno che coinvolga tutte le fasce d'età è molto difficile.

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  4. Ottima osservazione: l'analisi dei dati Auditel è fondamentale, perché in effetti sono rarissimi i casi di programmi capaci di conquistare diverse fasce d'età e quindi ogni rete deve scegliere cosa mandare in onda in base al proprio pubblico di riferimento. Italia 1 si rivolge essenzialmente ai giovani tra i 15 e i 34 anni e sia i game show che i telefilm sono perfettamente in target, con la differenza che i primi sono molto seguiti anche dai bambini tra gli 8 e i 14 anni (Sarabanda catturava oltre il 21% dei ragazzini sintonizzati a quell'ora davanti alla tv), mentre una serie come CSI ovviamente non è adatta ai giovanissimi: un motivo in più per evitare, nei giochi televisivi, quelle riprese che indugiano insistentemente sulle grazie femminili! Dico bene?

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  5. Giusto. Sono d'accordo con te. Purtroppo i più ragionano in termini commerciali.
    La fascia d'età più "ghiotta", quella che spende di più, è quella tra i 16-34 anni. Sembra quasi che a nessuno importa se nel preserale ci sono scene violente, poco adatte o "lascive". E la cosa ancora più assurda è che anche ad alcuni genitori non importa molto di quello che guardano i loro figli.

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  6. Ahimé, hai toccato un tasto dolente! è vero, sulle reti generaliste di fatto non esistono più le fasce orarie protette e i genitori difficilmente fanno attenzione a quello che guardano i figli, un po' perché la sera arrivano a casa stanchi dal lavoro, un po' perché si rendono conto che i ragazzi possono comunque ritrovare su internet tutto ciò che viene loro proibito di vedere in tv e un po' perché si ha l'assurda convinzione che certe cose non sconvolgono più, tanto ci siamo abituati. E invece i ragazzi, soprattutto gli adolescenti, avrebbero bisogno di un filtro. Per carità, quello dei genitori è il mestiere più difficile del mondo, e finché non si hanno figli non si può giudicare in maniera obiettiva, ma penso che si dovrebbe fare un passettino indietro e tornare ad essere un po' meno permissivi con i giovanissimi: loro non capirebbero, cercherebbero di ribellarsi, ma alla fine, crescendo, sarebbero grati ai genitori di essere stati educati in un certo modo. Proprio come lo siamo noi...

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  7. Vero, ce l'han fatta a peperini con i format d'importazione ma non trovo nemmeno tanta alternativa nei telefilm, anche questi per la maggior parte di produzione estera e dai temi ripetitivi e privi di attrattiva. L'unica trasmissione che seguo con regolarità e piacere è Passepartout di Philippe Daverio. Poi i film più belli (soprattutto i classici) sono trasmessi sempre in fasce orarie scoraggianti, un vero peccato!

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  8. Vero che i telefilm vanno per filoni, ci sono i medical, i legal, i polizieschi... e i temi sono inevitabilmente ripetitivi, anche se alcune serie riescono a differenziarsi da tutto il resto (penso a "The walking dead" o "Terranova", ma capisco che l'horror e la fantascienza non piacciano proprio a tutti...). Quanto ai film, sulle reti generaliste sono sempre più rari, l'unica è fuggire sul satellite o sui canali del digitale terrestre: non necessariamente quelli a pagamento, ce ne sono di free - penso a Iris, Rai Movie, ma anche Canale Italia 8, Super 3 o ReteCapri - che trasmettono spesso i grandi classici e i film d'autore. Prova a dare un'occhiata! ;-)

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  9. Eheheh... il digitale terrestre non ha ancora raggiunto le nostre "terre" (il viterbese). Ma quasi ci siamo e "dopo" ne vedremo sì e speriamo delle belle davvero :-)

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