«Gomorra
non è un luogo geografico, ma un luogo della coscienza con cui tutti
devono fare i conti, è anche in Sudamerica, Sudafrica, Nordeuropa...
non a caso è stata venduta in tutto il mondo». A parlare della
serie di successo targata Sky, in questi giorni al centro di
polemiche per le intercettazioni che avrebbero messo in luce il
pagamento del pizzo ai boss di Torre Annunziata, per girare nella
loro villa, da parte della casa di produzione Cattleya (accusata per
questo di favoreggiamento, mentre tre esponenti del clan
Gallo-Pisielli sono stati arrestati per estorsione), è il
protagonista Marco D'Amore, alias il perfido Ciro Di Marzio
“l'immortale”. Intervenuto ieri al Giffoni Film Festival, dove ha
ricevuto il Giffoni Award, insieme al collega Salvatore Esposito, il
boss Genny Savastano nella fiction, l'attore ha preso le distanze
dalle accuse. «Per formazione
culturale tendo ad attenermi solo ai fatti dopo averli accertati»,
ha commentato, «Riccardo Tozzi ha parlato come produttore, io
aspetto di sapere come stanno le cose prima di trarre le mie
conclusioni, le frasi lette sui giornali sono state estrapolate da un
discorso più ampio». «Il problema è che le cose buone non fanno
notizia», ha aggiunto Esposito, premiato
con l’Explosive Talent Award per la già promettente carriera,
«nessuno dice che quando abbiamo girato nei luoghi più bui della
Campania, la gente del posto ci ha accolto con applausi, tutti ci
hanno aperto la porta, ci offrivano il caffè. Non è tutto marcio.
Abbiamo partecipato ad una delle più belle serie che siano state
fatte, nel mondo ce la stanno invidiando, non parliamo di queste cose
inutili». «Ci hanno accostato a La
piovra,
ma questo vuol dire cancellare oltre 20 anni di televisione
italiana», ha proseguito l'attore, «la Rai ha detto che non farà
mai serie con eroi negativi come il Libanese di Romanzo
criminale
e noi, ma chi ha visto Gomorra
sa che Ciro e Genny sono negativi ma non sono assolutamente degli
eroi». «Non
mi compete né l’apologia di Sky né le critiche alla Rai»,
ha commentato da parte sua D'Amore, «ci
sono modalità di vivere i progetti, persone che vogliono correre
rischi. Sky ha corso dei rischi producendo Gomorra
- La Serie,
per l'opinione pubblica, per la critica, per le problematiche
ambientali legate ai luoghi dove abbiamo girato, ma la produzione e
tutto il cast si sono stretti attorno al progetto, perché sentivano
il bisogno di raccontare questo tipo di storia. Trovo
però svilente continuare a dividere il mondo in buoni e cattivi:
ragazzi, siamo nel 2014, ci sono opere d’arte del ’600, come
quelle di Shakespeare, piene di personaggi negativi. Svegliamoci in
questo paese, il mondo là fuori va a 3000 e noi camminiamo
all’indietro».
Diventati popolari proprio grazie alla fiction ispirata al libro di
Saviano, D'Amore ed Esposito guardano ora al futuro. Il primo, che
sarà protagonista con Luca Zingaretti di Perez,
il nuovo film di Edoardo De Angelis, e affiancherà Elio Germano in
Alaska
di Claudio Cupellini, produrrà e interpreterà un lungometraggio sul
disastro ambientale causato dalla fabbrica dell’Eternit a Casale
Monferrato, per la regia di Francesco Ghiaccio, dal titolo Un
posto sicuro.
Tante proposte anche per Esposito, sebbene «a parte piccole perle»
siano «tutte per personaggi legati al territorio, anche se in realtà
in Gomorra
c'è stata un'importante evoluzione per Genny, perché il limite del
cinema italiano è andare spesso a ritroso», spiega, concludendo,
anche a nome del collega, che «la carriera di un attore la fanno le
scelte: noi cercheremo di allontanarci dallo stereotipo dei
camorristi perché siamo attori nazionali, non solo napoletani».
sabato 19 luglio 2014
lunedì 5 maggio 2014
Santoro dimentica Berlusconi: ora il bersaglio è Grillo
Da antiberlusconiano ad antigrillino.
Michele Santoro cambia bersaglio e promette di dare battaglia al
leader del Movimento 5 Stelle sul suo stesso campo, le piazze, «se
non imparerà ad avere rispetto».
In occasione della presentazione alla stampa di Announo, il programma
condotto da Giulia Innocenzi in onda da giovedì 8 maggio in prima
serata su La7 per 4 puntate, una sorta di spin-off del suo programma
visto il coinvolgimento della squadra di Servizio pubblico
al gran completo, il giornalista ha attaccato Grillo, reo di
aver usato ripetutamente nei confronti suoi e dei suoi collaboratori
dei toni molto duri (e forse anche di non aver voluto andare ospite nella
sua trasmissione, diciamolo). «Adesso gli
facciamo fare questa campagna elettorale in santa pace», avverte,
«osserveremo con molta imparzialità, ma se non impara a rispettarci
lo ripagheremo con la sua stessa moneta, con la stessa vis polemica
che ci dedica lui, ma non con le stesse tecniche. Potrebbe essere
divertente passare nelle sue stesse piazze, visto che anche io ho le
mie piccole masse che mi seguono, per affrontare la mia vecchiaia con
una scarica di adrenalina». Critico nei confronti dell'ex comico
genovese anche per le sue trattative con Vespa per partecipare
a Porta a Porta, «un'incoerenza
dopo aver teorizzato la
morte della televisione»,
Santoro sembra dunque aver spostato l'attenzione da Berlusconi, del
quale parla ormai quasi con affetto – «ci
conosciamo da tanti anni, ormai siamo gemelli diversi», dice di lui,
«la puntata in cui è venuto da me è stata come la partita
Italia-Germania, il 34% di share è un risultato difficilmente
replicabile» – appunto a Grillo, che si augura «smetta
con questi toni illiberali, perché ormai è un leader politico e non
può più parlare come un comico, a vanvera». Nell'attesa
delle elezioni, e di scendere eventualmente in piazza per «battersi per la libertà di
informazione come operazione di legittima difesa», il
giornalista continuerà ad essere ogni giovedì sera su La7 ma in una
veste completamente diversa. La conduzione di Announo sarà
infatti affidata esclusivamente alla Innocenzi, perché «non
si può essere in due a dirigere l'orchestra, è giusto che sia lei a
farlo senza avere tra i piedi una persona ingombrante come me». Che
ruolo avrà dunque Santoro nel nuovo programma? «Con Vauro ci
piacerebbe essere come i telecronisti americani, che dalla torre
osservano quello che accade nell'arena e commentano le azioni di
gioco», spiega, «i nostri interventi saranno molto rapidi, ma la
partita di baseball avviene senza di noi». A giocare il match, per
rimanere nell'ambito della metafora sportiva, saranno 24 giovani
molto differenti l'uno dall'altro per provenienza geografica,
estrazione sociale, idee politiche e stile di vita, dal ventitreenne
Niccolò Ferragamo già imprenditoire di successo al ragazzo
napoletano venditore ambulante di calzini, che si confronteranno su
grandi temi nella prima parte tra di loro e successivamente con il
politico di turno, a cominciare da Matteo Renzi che sarà ospite
della prima puntata, al quale potranno rivolgere domande, critiche o
dare consigli. Ognuno di loro sarà poi collegato ad un hastag che
permetterà di capire chi sta incontrando maggiormente il consenso
del pubblico e merita di confrontarsi facci a faccia con il politico.
«I giovani in televisione sono relegati ai reality», commenta la
conduttrice, «questo programma sarà un talk show, un esperimento
perché ci sarà una contaminazione di generi. In una trasmissione
politica non siamo abituati a vedere al centro i giovani, stavolta
parleranno, rispetto alle loro vite, di temi sociali dei quali di
solito parlano i politici. Avremo anche i reportage, con Pablo
Trincia delle Iene
che è una new entry, e ci saranno le colonne portanti di Servizio
pubblico: Travaglio,
che terrà una finestra aperta sulle elezioni, Dragoni, che porterà
i numeri, Vauro, che sarà Vauro, e Santoro». Il desiderio,
naturalmente, è avere ospiti «tutti e tre i big: Renzi, Berlusconi
e Grillo». Ma questo, almeno per il momento, resta un sogno.
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